Arcangeli, Angelo

Área de identidad

Tipo de entidad

Persona

Forma autorizada del nombre

Arcangeli, Angelo

Forma(s) paralela(s) de nombre

Forma(s) normalizada del nombre, de acuerdo a otras reglas

Otra(s) forma(s) de nombre

Identificadores para instituciones

Área de descripción

Fechas de existencia

1920 feb. 17 - 1973 set. 20

Historia

Angelo Arcangeli nasce a Schieti, frazione di Urbino, il 17 febbraio 1920. La famiglia è connotata da origini popolari: padre operaio e madre casalinga. Ha due sorelle. Frequenta la scuola pubblica fino a concludere gli studi liceali. Inizia ad occuparsi di politica nel 1935 e fa parte delle organizzazioni studentesche solo dal 1939, dopo un periodo trascorso in seminario. Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Urbino e prende parte alla Seconda Guerra Mondiale nei servizi sedentari del distretto militare di Ferrara come soldato semplice. Con la caduta del fascismo, e conseguentemente ai fatti dell’8 settembre, ritorna a Urbino dove, dopo aver aderito al Fronte della Gioventù (ed esserne diventato il responsabile locale), si iscrive al Pci nel dicembre 1943. Qui organizza il Comitato di Liberazione Nazionale locale e partecipa alla Resistenza nella Brigata GAP di Schieti dove ricopre incarichi di comando in collegamento con il secondo e il terzo battaglione della V Brigata Garibaldi. Dopo la Liberazione, nell’anno accademico 1945-1946, si laurea in Giurisprudenza con una tesi di diritto costituzionale. È tra i pochi laureati iscritti al Pci pesarese in cui milita attivamente ricoprendo l’incarico di segretario di organizzazione dal 1946 al 1948. Giunge alla Cgil nei primi mesi del 1948 dove succede alla guida della Camera del Lavoro pesarese a Mariano Bertini. La congiuntura politico-sindacale in cui si trova ad operare il neosegretario si distingue per mutamenti significativi, con ripercussioni anche a livello locale, che si trasformeranno in autentiche fratture. Sul fronte politico nazionale si era giunti all’allontanamento del Pci dalle posizioni di governo e alla sconfitta socialcomunista nelle elezioni politiche dell’aprile 1948 a cui succede l’attentato all’allora segretario comunista Palmiro Togliatti che portò, anche nel pesarese, alla proclamazione di uno sciopero generale e ad un’imponente manifestazione a Pesaro con migliaia di persone in Piazza del Popolo il 15 luglio 1948. In quell’occasione Arcangeli fu uno degli oratori che intervennero dal palco. Sul fronte sindacale, a sua volta, la dirigenza di Arcangeli ereditava una posizione maggioritaria dei comunisti – sancita dal 65% dei consensi registrati in occasione del primo congresso provinciale nell’aprile del 1947 – all’interno di una Cgil ricostituita da poco più di quattro anni e ancora formalmente unita. In anni connotati da dure lotte, principalmente di carattere mezzadrile, nonché dalla proclamazione di “scioperi alla rovescia” anche nei principali centri urbani, la componente minoritaria cristiana collegata alla Democrazia cristiana pone in discussione la linea sindacale maggioritaria opponendosi in particolar modo agli scioperi politici (di cui quello proclamato in occasione dell’attentato a Togliatti rappresentò l’epilogo di un dissenso già esteso), fino a giungere ad una scissione e successivamente alla costituzione di un sindacato autonomo di matrice cristiana costituitosi formalmente nell’ottobre del 1948. Pur non incidendo in modo sensibile sul radicamento territoriale della Cgil, la scissione della componente cristiana rischia di comprometterne la capacità di proporsi come soggetto rappresentativo e unitario delle istanze lavoratrici. Da qui l’azione volta ad un ampliamento dell’attività organizzativa promossa da Arcangeli rieletto segretario generale in occasione del II congresso provinciale tenutosi il 2-3 settembre 1949. In una provincia ancora scarsamente industrializzata, il mantenimento di un forte insediamento da parte della Cgil nelle aree rurali, in particolare tra le componenti mezzadrili (che rappresentano oltre il 50% degli iscritti ancora a metà degli anni Cinquanta) a discapito dei piccoli coltivatori diretti e dei ceti medi urbani, segna l’agenda sindacale, ma, pur non senza contraddizioni e tentennamenti, è proprio in questi anni che si manifesta una sensibilità non meramente rivendicativa nell’approccio sindacale e più propositiva ed ispirata da indirizzi di politica generale. Infatti, è proprio sotto la guida di Arcangeli che trova una declinazione in ambito locale quel Piano del lavoro promosso dalla Cgil nazionale guidata da Giuseppe Di Vittorio tra il 1949 e 1950 intenta a disegnare il «sindacato come solidarietà organizzata». Nell’ambito pesarese il Piano, redatto in gran parte nel 1949 e presentato pubblicamente nel giugno 1950, denominato Per la rinascita economica della Provincia di Pesaro-Urbino, contiene una prefazione dello stesso Arcangeli che pone in evidenza la necessità di risolvere il grave problema della disoccupazione (già allora congiunto con la riapertura intensiva dei flussi migratori attestata dall’incremento dei passaporti rilasciati) attraverso un vasto ed ambizioso programma di opere pubbliche capace di alimentare i consumi popolari con positive ricadute economiche generali. Un piano di fatto d’ispirazione keynesiana che si proponeva anche di utilizzare alternativamente i fondi ERP (European Recovery Program) legati al Piano Marshall. Non a caso, è lo stesso Arcangeli a riprendere nella prefazione un discorso di James Zallerbach, l’allora responsabile della missione ERP in Italia, che sottolinea la necessità di una rivitalizzazione del mercato interno, dunque di stimolo della domanda e non solo dell’offerta per ovviare alla contrazione delle esportazioni verso gli Usa. Allo stesso tempo, l’esponente statunitense, seppure da una prospettiva tutta interna al processo di accumulazione capitalistico, rimarcava l’esigenza di abbandonare le attività di trasformazione delle materie prime (tra l’altro l’Italia all’epoca era ancora un importatore netto di prodotti agricoli) e d’incentivare lo sviluppo delle industrie meccaniche data l’elevata capacità di assorbire manodopera che potenzialmente vi era connessa. Vi era, dunque, un altro mercato da incentivare, quello costituito dalle famiglie di milioni di disoccupati o parzialmente occupati che se fossero «impiegati a salari normali, il valore del mercato nazionale aumenterebbe di circa il 10% e cioè di 600 miliardi all’anno». Il finanziamento del Piano, secondo un’ottica spiccatamente produttivistica era dunque implicito nella sua capacità di creare ricchezza e lavoro ed avrebbe dovuto incidere «nella vaste zone agricole di arretratezza semifeduale» e nella disarticolazione dei «grandi monopoli capitalistici». Nell’ambito pesarese il Piano si concentrava su almeno quattro grandi dimensioni: a) costituzione di nuovi impianti e sfruttamento dell’energia elettrica (intervenendo soprattutto sui corsi d’acqua); b) agricoltura (con particolare attenzione allo sviluppo della motoaratura, alla valorizzazione delle colture pregiate, alla ricostituzione e consolidamento del patrimonio zootecnico, alla cura del sistema boschivo e al rimboschimento, alle opere di arginatura e difesa fluviale, alle migliorie fondiarie, alla formazione di agronomi condotti e tecnici agricoli); c) edilizia popolare (con l’incremento del fabbisogno abitativo e la ricostruzione e riadattamento dell’edilizia rurale; d) lavori pubblici (strade, scuole, ospedali, ferrovie, acquedotti, industrie estrattive). In definitiva, «la massiccia attivazione di valori attualmente inutilizzati (uomini, mezzi di produzione, materie prime, merci)» avrebbe aumentato la produzione e l’autofinanziamento del Piano. Arcangeli poteva concludere la sua prefazione affermando orgogliosamente che forse per la prima volta i lavoratori prospettavano una risposta generale ai problemi del paese la quale era in grado di sostanziare i principi iscritti nella Costituzione repubblicana. Nel 1951, tuttavia, Arcangeli lascia il sindacato per dedicarsi all’attività di avvocato senza peraltro abbandonare la militanza nel Pci (all’interno del quale già nello stesso anno è segretario per ciò che concerne l’organizzazione e i quadri della federazione provinciale) di cui è prima consigliere e assessore provinciale (dal 1951 al 1960), e successivamente consigliere comunale a Pesaro dal 1960 al 1970. Muore nel capoluogo di provincia il 20 settembre 1973.

Lugares

Estatuto jurídico

Funciones, ocupaciones y actividades

Avvocato, sindacalista e militante politico.

Mandatos/fuentes de autoridad

Estructura/genealogía interna

Contexto general

Área de relaciones

Área de control

Identificador de registro de autoridad

Identificador de la institución

Reglas y/o convenciones usadas

International standard archival authority - ISAAR (CPF), seconda edizione, ottobre 2003.
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, regola E.1.1 Denominazione di autorità (per la redazione dell'elemento 5.1.2 di ISAAR (CPF) Forma/e autorizzata/e del nome).
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, E.2.1 Date di esistenza. Normalizzazione (per la redazione dell'elemento di ISAAR (CPF) 5.2.1 (Date di esistenza)).

Estado de elaboración

Final

Nivel de detalle

Parcial

Fechas de creación, revisión o eliminación

Creazione del record di autorità: 20 ottobre 2017.
Compilazione del record di autorità: 14 dicembre 2020.

Idioma(s)

  • italiano

Escritura(s)

Fuentes

Profilo biografico di Angelo Arcangeli a cura di Andrea Girometti in Archivio storico Cgil Pesaro.
Per la rinascita economica della Provincia di Pesaro-Urbino, Nobili, Pesaro, [s.d.]; Arcangeli Angelo (a cura di E. Torrico), in R. Giulianelli, M. Papini (a cura di), Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970, Ediesse, Roma, 2006, p. 37-39; A. Girometti, L. Gorgolini, Il Piano del lavoro (1949-1950) e l’Italia della Ricostruzione, Ediesse, Roma, 2016; Archivio Pci Pesaro, b. 69, fasc. 5.

Notas de mantención

Creazione del record di autorità: Memorie di Marca.
Compilazione del record di autorità: Anna Della Fornace.