Ghiselli, Roberto

Area dell'identificazione

Tipologia del soggetto produttore

Persona

Forma/e autorizzata/e del nome

Ghiselli, Roberto

Forme parallele del nome

Forme del nome normalizzate secondo altre regole

Altre forme del nome

Codici identificativi di enti

Area della descrizione

Date di esistenza

1960 ago. 24 -

Storia

Nasce a Genova il 24 agosto 1960. I genitori, originari del Montefeltro, di Petrelle di Piandimeleto, erano emigrati giovanissimi nel capoluogo ligure, sei anni prima. Era una cosa comune di quegli anni avere Genova come riferimento per chi partiva da quell’area delle provincia compresa tra Carpegna, Macerata Feltria, Pietrarubbia, Monte Cerignone. La madre, proveniente da una famiglia di mezzadri, poverissima, aveva 16 anni quando era partita e aveva trovato impiego come domestica. Il babbo di anni ne aveva 20. Faceva il muratore, lavoro che aveva appreso a sua volta dal padre. Veniva dunque da un contesto di relativo benessere per l’epoca e per quella zona: in una distesa di mezzadri poteva vantare una professione e la famiglia possedeva un appezzamento di terra. L’emigrazione era stata dunque un’occasione per migliorare la propria posizione sociale, ma anche per uscire dal contesto della provincia. Dopo la nascita della seconda figlia, nel 1966, il padre e la madre decidono di tornare nella loro terra e si trasferiscono con la famiglia a Macerata Feltria. Roberto Ghiselli aveva allora appena concluso la prima elementare. «Ho imparato a leggere e scrivere a Genova», ha ricordato in un’intervista. Il padre dunque continua la sua professione di muratore, in una fase di espansione del mercato dell’edilizia, mentre la madre, con i figli ancora bambini va a lavorare in fabbrica. Roberto Ghiselli avrebbe vissuto a Macerata Feltria l’infanzia e l’adolescenza, ovvero gli anni della sua scolarizzazione. Il suo avvicinamento alla politica non avviene in famiglia, dove questa non è questione molto dibattuta. «Condizionarono molto la mia formazione politica i racconti che sentivo nel mio territorio». Venivano dai contadini della zona e anche dagli zii: erano vive le memorie della guerra partigiana (il distaccamento Montefeltro della V Brigata Garibaldi si era formato nella casa dello zio materno) e delle dure lotte mezzadrili di venti anni prima. Attraverso le narrazioni di quelle esperienze, Roberto Ghiselli matura un forte senso dell’uguaglianza. Il primo contesto in cui lo vive, è quello della parrocchia, che frequenta all’età di otto e nove anni. Particolarmente toccante fu per lui l’incontro con un missionario africano. Si distacca tuttavia dalla Chiesa e la sua passione per la giustizia sociale lo fa approdare, ancora bambino, alle idee egualitarie del comunismo. «C’è da ridere. Ho una foto di quando avevo undici anni, con i compagni della prima media, dove avevo appuntata sulla maglia una spilletta raffigurante Lenin! Da telefono azzurro! Ma la famiglia non c’entrava niente», ha ricordato, intervistato, con il sorriso. A tredici anni, in terza media, era già segretario della federazione giovanile comunista di Macerata Feltria. In un Paese di 2000 anime raggiunge addirittura i 55 iscritti. Negli anni del liceo scientifico, a Sassocorvaro, continua il suo impegno politico sia nella federazione giovanile del partito che negli organi collegiali della scuola: diventa responsabile di zona della Fgci del Montefeltro ed entra per un certo periodo nella segreteria provinciale. Al tempo stesso per tre anni fa parte del consiglio scolastico distrettuale di Urbino, al quale partecipano anche insegnanti e genitori, come capolista di una lista di sinistra. «Tenete conto che erano anni esaltanti: la vittoria nel Vietnam, la vittoria del divorzio, il successo del Pci del 1975, il successo del Pci del 1976». A sedici anni, mentre frequentava la seconda liceo, lascia la scuola per due mesi per frequentare la scuola politica del Pci ad Albinea, cui si rivolgevano le Federazioni del centro Italia per formare i militanti: «un corso bellissimo, che mi cambiò profondamente e mi fece maturare». Si trattava di un «corso operaio», interregionale, incentrato su un insegnamento storico, politico, economico e culturale: se fino ad allora Roberto Ghiselli aveva vissuto la scuola senza particolare diligenza, come un’appendice che lo separava dall’impegno politico, quell’esperienza cambia il suo punto di vista delle cose. «Capii che la politica invece era impegno, era studio, era cultura». Nel 1980 si diploma con sessanta sessantesimi, portando una tesina sulle opere giovanili di Marx, e comincia a frequentare Scienze politiche a Urbino. Aveva appena dato due esami, quando l’anno successivo, a una manifestazione del 25 aprile a Macerata Feltria, gli viene proposto di rimpiazzare Maurizio Amantini, uscito in quel periodo dall’Inca zonale. Comincia sette giorni dopo, il 2 maggio: si ritrova così a dover imparare immediatamente a fare dichiarazioni di redditi, che all’epoca spettavano all’Inca. Per un anno e mezzo si occupa del patronato: domande di pensioni, di disoccupazione, di infortuni sul lavoro. Impara a fare cose concrete, che riguardano la vita materiale di molti, che gli sarebbero servite «per tutta la vita». Non avrebbe tuttavia abbandonato l’università: pur rallentando inevitabilmente lo studio, a cui poteva dedicare un tempo risicato, si sarebbe laureato alcuni anni dopo.
Nel 1982 diventa responsabile di zona della Camera del lavoro di Macerata Feltria. Dal punto di vista sindacale, significava occuparsi in particolare di tre categorie: il legno, l’abbigliamento, i braccianti agricoli. In questi anni impara a fare anche le vertenze individuali.
Due anni dopo, a ventiquattro anni, nell’ambito del rinnovamento del sindacato voluto da Rodolfo Costantini, diventa segretario generale della Fiom di Pesaro. Nei primi mesi si trova a dover sciogliere la Flm (la Federazione unitaria dei lavoratori metalmeccanici), ormai logorata dagli scontri tra Cgil da un lato Cisl e Uil dall’altro. Si trattava di una presa d’atto di una situazione non più sostenibile che porta alla rinascita delle tre sigle sindacali dei metalmeccanici. Inoltre la sua segreteria coincide con la fase finale della vertenza della Fonderia Montedison, che si sarebbe conclusa con la chiusura, e con l’uscita della Benelli dal Gruppo Moto Guzzi e il successivo passaggio ad Alejandro De Tomaso a Giancarlo Selci. Queste due, assieme alla IDM e alla Morbidelli, erano le principali aziende su cui si reggeva fino ad allora il sindacato dei metalmeccanici. Di fronte a una situazione in trasformazione e di crisi di queste realtà Ghiselli dedica una particolare attenzione verso le piccole e medie imprese del territorio, che invece stavano crescendo in quel periodo, dove il sindacato o non c’era o era debole. Inoltre implementa la presenza della Fiom in quelle aziende che poi, anche con diverse incorporazioni, sono diventate il Gruppo Biesse. Il risultato di questa prospettiva è un aumento complessivo degli iscritti alla Fiom, nonostante la crisi irreversibile delle sue roccaforti storiche, e l’avvio di nuove esperienze di contrattazione decentrata, che vede, come elemento più significativo, l’introduzione in alcune aziende di una nuova classificazione del personale attraverso cui riconoscere meglio le professionalità e assorbire così parte dei superminimi fino a quel momento erogati, a tale scopo, unilateralmente dalle imprese.
Nel 1988 fa il servizio militare. Conclusa la leva, viene chiamato ad Ancona da Piero Gasperoni, allora segretario aggiunto della Cgil regionale e lascia il posto alla Fiom a Peppe Tarsi. Il primo anno segue l’artigianato e le piccole imprese: è il periodo in cui si era appena costituita la commissione Lama, dopo il tragico incidente al cantiere Mecnavi di Ravenna, che porta alla legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, e in cui si raccolgono le firme per quella che sarebbe diventata la legge 108 sui diritti dei lavoratori nelle piccole imprese. La Cgil nazionale aveva costituito un gruppo di lavoro su questi temi, coordinato da Antonio Pizzinato, e Ghiselli ne fece parte fino alla conclusione dei suoi lavori. Concluso questo impegno, dopo circa un anno, alla fine del 1989, diventa segretario regionale della Filcams, dove sarebbe rimasto fino al 1996. «Lì feci l’esperienza contrattuale più importante», ha dichiarato. «Erano gli anni della rivoluzione industriale nel commercio». Si va infatti affermando la grande distribuzione: incominciano a nascere i primi ipermercati, le aziende più rilevanti moltiplicano i punti vendita, i grandi gruppi acquisiscono le piccole catene. Si devono elaborare nuovi contratti nei gruppi che si vanno a integrare e contratti di avviamento di nuove strutture, dovendosi confrontare, in anticipo rispetto ad altri settori, con le problematiche della flessibilità: part-time, lavori parasubordinati, definizione di orari di lavoro estremamente elastici, le stagionalità. Ghiselli partecipa per la prima volta ai tavoli nazionali per le trattative, in una fase in cui il settore del commercio vive un trend di crescita spettacolare. In pochi anni gli iscritti della Filcams delle Marche passano da circa 3000 a oltre 6000 e aumentano, di conseguenza, i delegati.
Nel 1996 con il passaggio della segreteria regionale da Gasperoni a Oscar Barchiesi, Ghiselli viene nominato al suo interno. È una segreteria giovane: su cinque quattro hanno tra i trenta e i quaranta anni. Egli si occupa della contrattazione, delle politiche industriali e del terziario. L’esperienza più significativa avuta in quegli anni è la costituzione degli enti bilaterali dell’artigianato. Segue inoltre diverse vertenze: la più significativa, gestita con Marco Bastianelli allora segretario della Slc (Sindacato lavoratori della comunicazione) regionale, è il passaggio delle cartiere di Fabriano dal Poligrafico dello Stato al Gruppo Fedrigoni. «Fu una bella esperienza perché partimmo con una dichiarazione di 600 esuberi e alla fine non ci fu un licenziato. Le cartiere furono acquisite sulla base di un capitolato che conteneva importanti clausole sociali che costruimmo assieme al ministero del Tesoro che controllava il poligrafico. Allora era sottosegretario l’onorevole Solaroli, che si dimostrò molto attento alle ragioni dei lavoratori. Facemmo delle clausole molto stringenti in cui venivano garantiti i livelli occupazionali, le condizioni del trattamento dei lavoratori, il marchio, il sito produttivo a Fabriano, l’adempimento del piano industriale».
In quel periodo, nel 1997, dopo anni di convivenza, si sposa e nasce sua figlia Federica.
Nel 2003 subentra a Giuliano Giampaoli alla guida della Camera del lavoro di Pesaro e Urbino, tornando alla Cgil della sua provincia dopo 15 anni. Sono anni complicati: deve infatti affrontare gli effetti della prima crisi, che hanno ricadute sulla Morbidelli, e, soprattutto, di quella ben più devastante del 2007. Fino a quegli anni aveva avuto un’esperienza sindacale esclusivamente nelle politiche dei settori privati e per la prima volta si dovrà cimentare invece con il pubblico: la sanità, i servizi sociali, le politiche educative, la questione delle tariffe, la gestione della fusione tra Megas e Aspes in Marche Multiservizi, il trasporto locale. L’impegno della Camera del lavoro sulla contrattazione sociale porta a coinvolgere quasi tutti i Comuni della provincia.
Nell’ambito delle celebrazioni del centenario della Camera del lavoro, viene realizzato una importante lavoro di ricostruzione storica delle vicende sindacali nella provincia, anche attraverso il coinvolgimento di molte scuole medie superiori. Particolarmente significativa è la realizzazione, da parte degli studenti del Liceo scientifico Montefestro di Sassocorvaro, del libro La civiltà che sudava, sul lavoro e sulle lotte contadine nel Montefeltro. Sarebbe spettato a Ghiselli l’onore di consegnarlo nelle mani dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ghiselli porta inoltre avanti il rinnovamento avviato dal suo predecessore, che si concretizza nella maniera più lampante nel 2011, quando dopo otto anni, alla scadenza del suo mandato, gli subentra Simona Ricci, la prima donna a dirigere la Camera del lavoro provinciale. Egli torna alla segreteria regionale delle Marche. L’anno successivo diventa segretario regionale della Cgil, incarico che ricopre fino al 2017. Si occupa, oltre alla direzione generale, soprattutto di sanità e contribuisce, anche in questo caso, a un processo di rinnovamento del sindacato, valorizzando anche la ricca esperienza marchigiana dell’associazionismo studentesco. Sono inoltre gli anni in cui la crisi ha ricadute economiche anche sul sindacato e viene gestita una fase di razionalizzazione organizzativa e finanziaria nel cui ambito si colloca anche l’avvio dell’esperienza del Bilancio aggregato e del rendiconto sociale della Cgil delle Marche, nell’ottica di un massimo rigore nella gestione delle risorse e di una massima trasparenza.
Nel 2017 in un processo di riorganizzazione della segreteria nazionale, Susanna Camusso propone a Roberto Ghiselli di entrarvi. Anche in questo caso gli subentra una giovane, Daniela Barbaresi, prima donna a ricoprire l’incarico di Segretaria generale della Cgil regionale. Nella segreteria nazionale gli vengono date le deleghe della previdenza e della contrattazione sociale territoriale. Entrambe riprendono, in grande, esperienze diverse della sua vita sindacale. Con la prima delega si ritrova a intraprendere un ruolo di interlocutore ai massimi livelli con il Governo, in particolare nell’ambito del dibattito della riforma della legge Fornero. Con la seconda invece lavora sui territori, per dare stimolo alla contrattazione sociale territoriale. Con la segreteria partecipa alla gestione di un congresso delicato, quale quello del 2019, che ha visto l’avvicendamento alla guida della Cgil nazionale e l’elezione di Maurizio Landini a Segretario generale.
Maurizio Landini conferma Roberto Ghiselli nella nuova segreteria nazionale e, oltre alla previdenza, gli affida la delicata responsabilità delle politiche delle risorse e dell’amministrazione.

Luoghi

Condizione giuridica

Funzioni, occupazioni e attività

Mandato/Fonti normative

Struttura amministrativa/Genealogia

Contesto generale

Area delle relazioni

Area di controllo

Codice identificativo del record d’autorità

Codici identificativi delle istituzioni responsabili

Norme e/o convenzioni

International standard archival authority - ISAAR (CPF), seconda edizione, ottobre 2003.
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, regola E.1.1 Denominazione di autorità (per la redazione dell'elemento 5.1.2 di ISAAR (CPF) Forma/e autorizzata/e del nome).
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, E.2.1 Date di esistenza. Normalizzazione (per la redazione dell'elemento di ISAAR (CPF) 5.2.1 (Date di esistenza)).

Grado di elaborazione

Finale

Livello di completezza

Intermedio

Data/e della descrizione

Creazione del record di autorità: 18 settembre 2020.
Compilazione del record di autorità: 18 dicembre 2020.

Lingua/e

  • italiano

Scrittura/e

Fonti

Profilo biografico di Roberto Ghiselli a cura di Marco Labbate in Archivio storico Cgil Pesaro.
Intervista a Roberto Ghiselli a cura di Andrea Girometti e Marco Labbate (4 luglio 2020) in Archivio storico Cgil Pesaro.

Note sulla compilazione

Creazione del record di autorità: Memorie di Marca.
Compilazione del record di autorità: Anna Della Fornace.