Fondo OAM - Organizzazione anarchica marchigiana

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Area dell'identificazione

Segnatura/e o codice/i identificativo/i

IT ABET OAM

Denominazione o titolo

Organizzazione anarchica marchigiana

Data/e

  • 1955-1995 (Creazione)

Livello di descrizione

Fondo

Consistenza e supporto dell'unità di descrizione (quantità, volume, dimensione fisica)

25 buste, 2 tubi, 84 fascicoli, 1 album.

Area delle informazioni sul contesto

Denominazione del/dei soggetto/i produttore/i

(1972-1979)

Storia istituzionale/amministrativa

L’Organizzazione anarchica marchigiana (d'ora in avanti Oam) si costituì formalmente a Jesi l'8 ottobre 1972(I). Ne facevano inizialmente parte i gruppi anarchici Bakunin (Jesi), Kronstadt e Berneri (Ancona), Machno (Civitanova Marche), Gruppi anarchici riuniti (Senigallia), 18 marzo (Macerata) e i gruppi di Chiaravalle, Fabriano e Recanati(II). La costituzione dell'Oam avvenne successivamente alla definizione di un primo Patto associativo tra i gruppi anarchici Kronstadt di Ancona e Bakunin di Jesi(III) e alla creazione dei Gruppi anarchici marchigiani, un'organizzazione sicuramente attiva nel 1972, che con ogni probabilità condivise anche un primo documento associativo(IV).
Nel corso della sua storia, l'Oam si compose di un massimo di cinque Sezioni: oltre a quelle formatesi in continuità con i gruppi di Jesi, Ancona (Kronstadt), Macerata e Civitanova Marche, nel 1975 entrò a far parte dell'Oam anche la Sezione Nord, costituitasi in seguito alla confluenza nell'Organizzazione del Coordinamento anarchico provinciale di Pesaro(V). Allo stesso tempo, sono documentati rapporti dell'Oam con gruppi e nuclei di Fermo, Urbino, Sant'Elpidio, Ascoli Piceno e San Benedetto, che sono definiti «simpatizzanti»(VI). Per quanto riguarda il numero degli aderenti, la documentazione conservata nell'Archivio dell'Organizzazione consente di affermare che tra il 1973 (all'epoca del I Convegno nazionale lavoratori anarchici, d’ora in avanti Cnla) e il 1975, il numero dei militanti salì da 15 a 43(VII).
Di particolare importanza per la storia dell'Oam fu in primis la rottura con la Federazione anarchica italiana (d'ora in avanti Fai), consumatasi tra il 1972 e il 1973 a causa della vicinanza dell’Organizzazione, e in particolare dei gruppi di Jesi, Macerata e Civitanova, alle posizioni dei gruppi comunisti anarchici(VIII). L'adesione alla Piattaforma di Archinov e la "separazione" dalla Fai(IX), rappresentarono infatti per l'Oam elementi di discontinuità da un punto di vista strutturale e politico, le cui conseguenze furono riassunte efficacemente nel 1974 da Cesare Tittarelli, militante del Gruppo Bakunin di Jesi e componente della Commissione di corrispondenza (d'ora in avanti Cdc): «ci ha costato l’espulsione dalla Fai, l'isolamento all'interno del movimento, e ci ha spinto come Oam a strutturarsi in sezioni»(X).
Il distacco dalla Fai, inoltre, spinse l'Oam a impegnarsi nel tentativo (non riuscito) di dare vita ad un'organizzazione nazionale alternativa che comprendesse tutti quei gruppi comunisti anarchici dissidenti che facevano parte del cosiddetto Nucleo operativo, il cui obiettivo iniziale, secondo quanto riportato dal militante Tullio Bugari, era compiere una sorta di «golpe anarchico» ovvero «coordinarsi per arrivare al congresso della Fai e conquistare dall'interno la Federazione facendosi affidare la gestione di tutti gli organismi: la Commissione di corrispondenza, il giornale "Umanità nova", i vari comitati»(XI). Sempre secondo la testimonianza di Bugari, le intenzioni del Nucleo furono scoperte e i gruppi dissidenti di fatto espulsi dalla Fai prima del congresso tenutosi a Carrara nel dicembre del 1973(XII). Ad ogni modo, durante l'incontro dei diversi gruppi componenti il Nucleo operativo, svoltosi a Perugia il 17-18 novembre di quello stesso anno e al quale parteciparono, per l'Oam, i gruppi Bakunin di Jesi, 18 marzo di Macerata e Machno di Civitanova Marche, il Nucleo aveva già approvato un nuovo Patto associativo che avrebbe dovuto essere applicato «all'interno della nuova organizzazione nazionale»(XIII).
La posizione del Nucleo operativo, anche in considerazione delle «circolari ultime della Cdc» della Fai, era del resto esplicita(XIV): «all'interno della Fai non c’è più possibilità di dialogo mentre anche fuori della Fai si nota un fermento generale di crescita politica ed organizzativa. La nostra prospettiva non è più di far crescere la Fai in particolare ma contribuire a ridare una svolta all'Anarchismo [...] ed in tale prospettiva noi veniamo a investire un ruolo di primo piano o di punto di riferimento, se non altro perché siamo stati tra i principali artefici di questo scossone o fermento che il movimento anarchico ha subito in questo 1973». Ciò che nel novembre di quello stesso anno il Nucleo operativo si proponeva di realizzare era la definizione di una strategia omogenea al suo interno e la costruzione di un rapporto «dialettico» con il movimento anarchico «nel senso che la strategia che noi elaboriamo non sarà da presentare agli altri gruppi [...] per farla semplicemente accettare, ma dovrà servire da punto di riferimento per i gruppi da noi definiti "simpatizzanti" mano a mano che si sviluppa per esserne a sua volta arricchita con il dibattito». Le modalità previste per lo sviluppo di tale rapporto dialettico erano i contatti individuali e le riunioni comuni, la collaborazione come singoli gruppi qualora non fosse possibile come Nucleo operativo e il lavoro comune a livello locale (nel documento si ricorda infatti come l'Oam stesse discutendo un nuovo Patto associativo «molto vicino» a quello del Nucleo).
In sostanza, il ruolo di punto di riferimento che il Nucleo operativo si riconosceva, e la strategia che intendeva definire, non doveva essere «l'embrione di un'organizzazione specifica da far accettare agli altri» bensì «la indicazione di un processo di crescita che ci porterà all'organizzazione specifica». Lo «strumento organizzativo» individuato era il coordinamento dei trenta gruppi del Cnla entro cui il Nucleo avrebbe dovuto presentare la propria strategia alternativa alla confusione esistente seppure tenendo presente che il Cnla non era «una struttura trasformabile in organizzazione specifica ma solo trasformabile di per se stessa in organizzazione di massa, mentre quegli stessi singoli gruppi, per ora aderenti a tale struttura, dovranno realizzare altrove e su basi organizzative diverse un'organizzazione specifica».
L’unica forma di espressione nazionale di questi gruppi, però, venne di fatto rappresentata esclusivamente dai Cnla, come ricorda lo stesso Bugari: «quello dei Cnla restò per un paio di anni il nostro principale riferimento nazionale. Anzi, l'unico, non appena venne fuori la nostra espulsione di fatto dalla Fai»(XV). L'importanza della partecipazione al I Cnla, del resto, è sottolineata anche dalla Sezione Kronstadt, che nel 1975 riconobbe come questa servì all'Oam anche per: «radicalizzare le concezioni classiste e le necessità dell’intervento operaio», completare la «maturazione classista in atto nel Kronstadt di Ancona», «sganciare ormai completamente i 4 gruppi classisti» (Jesi, Kronstadt di Ancona, Macerata e Civitanova) dagli altri che lasciarono l'Organizzazione «con una serie di polemiche» (il riferimento è probabilmente al Gruppo Berneri di Ancona), «collegare l'Oam al resto del movimento di classe», compreso quello sviluppatosi all'infuori del Nucleo operativo(XVI).
Tornando alla Piattaforma di Archinov, questa definiva un modello organizzativo che l'Oam, così come il Nucleo operativo, riportò nel proprio Patto associativo. La versione del Patto pubblicata dalla Sezione Kronstadt di Ancona il 26 maggio 1974(XVII) è con ogni probabilità la stessa richiamata dal Nucleo operativo nel novembre 1973: strutturato in premesse teoriche, principi organizzativi, strutture organizzative regionali e proposte per l’organizzazione nazionale, contiene i principi e le regole che ogni gruppo intenzionato ad aderire all'Organizzazione avrebbe dovuto necessariamente accettare.
Con riferimento a quanto disposto nella sezione relativa alle strutture organizzative regionali, il Patto specifica come l'Oam rappresentasse non un «semplice coordinamento» tra l'organizzazione nazionale e le sezioni territoriali locali(XVIII) ma la loro «espressione politica unitaria» e come nessuna sezione potesse assumere impegni politici che avrebbero coinvolto l’Organizzazione «senza prima consultarsi con tutte le altre sezioni». Sono quindi presenti riferimenti alla vigilanza che l'Oam avrebbe dovuto svolgere in merito alla rotazione degli incarichi dei «militanti» e al coinvolgimento dei «simpatizzanti», alle modalità di creazione di una sezione e di adesione di un militante nonché allo scopo e alle modalità di svolgimento dell'assemblea regionale.
Le decisioni dell’assemblea coinvolgono tutta l'Oam «in base al principio della responsabilità collettiva»: le sezioni, infatti, sono tenute a discutere in anticipo l'ordine del giorno dell'assemblea (proposto dalla Cdc sulla base delle indicazioni e delle proposte delle sezioni e deciso dall'assemblea stessa nella riunione precedente) e, in caso di assenza, sono tenute ad inviare alla Cdc la propria relazione sugli argomenti oggetto di discussione. Ricevuta la relazione scritta dell’assemblea regionale, debbono trasmettere le proprie posizioni con riferimento a quanto deciso.
La Cdc è affidata a una sezione per un periodo compreso tra i sei mesi e un anno e i suoi compiti sono i seguenti: «scrivere relazioni delle assemblee regionali, diffondere i comunicati delle singole sezioni, mantenere i contatti di corrispondenza con il resto del movimento anarchico, vigilare sulle sezioni che non provvedono a mantenere i contatti fissi con l’Oam, rappresentare tecnicamente l’Oam tutte le volte che sia necessario»(XIX). Alla Cdc, inoltre, spetta anche il compito di gestire la «cassa dell'Oam»(XX).
Le assemblee regionali sono affiancate dai «convegni di lavoro» il cui scopo è elaborare «le teorie, strategie e tattiche dell'Oam sui vari settori d’intervento»; convegni straordinari sono invece convocati su proposta della Cdc o delle sezioni tramite di essa nel caso sia «urgente risolvere determinati problemi politici e organizzativi». Oltre ai convegni di lavoro, l'Oam «si dà strutture di lavoro permanenti o temporanee» (le commissioni) il cui compito consiste nel rappresentare il tramite tra commissioni nazionali e locali, nella redazione di bollettini interni (che comprendono le relazioni locali del lavoro e delle lotte della sezione) e nella redazione di proposte di analisi e intervento delle diverse sezioni in documenti che devono essere "accettati" da tutta l'Oam (nelle assemblee regionali, nei convegni di lavoro e anche tramite corrispondenza) e che «rappresentano poi lo strumento di propaganda esterna dell’organizzazione». Interessante è la precisazione che «le commissioni sono affidate alle sezioni più capaci di lavorare in tali settori, non considerando quindi valido un criterio di rotazione semplicemente automatico».
Il Patto specifica inoltre che l'approvazione di «documenti di corrispondenza» richiede necessariamente l'unanimità e che questo criterio dovrebbe essere osservato anche per l'approvazione di documenti e per tutte le decisioni votate nei convegni o nelle assemblee regionali (anche se è previsto, «in casi eccezionali», che qualora una sezione si trovi in minoranza questa è tenuta «ad applicare verso l'esterno le tesi della maggioranza, riservandosi il diritto di critica verso l'interno»).
Oltre a una serie di disposizioni finalizzate a regolamentare la partecipazione dei delegati delle sezioni ai convegni e ai congressi nazionali, il Patto definisce le modalità di espulsione di una sezione («decisa nell'assemblea regionale o convegno, su proposta della Cdc o di una singola sezione»), l’eventuale simbolo dell’Organizzazione (la A cerchiata) e i colori della bandiera (rosso e nero separati trasversalmente).
Con riferimento alla sezione relativa alle strutture organizzative nazionali, e in particolare alle disposizioni che maggiormente interessano l'attività dell’Oam, si segnala come il Patto associativo specifichi che l'unità organizzativa nazionale sia la «sezione territoriale», che può assumere la forma di raggruppamento zonale, provinciale (è il caso della Sezione Nord, che comprendeva militanti e simpatizzanti di Fano, Pesaro, Montefelcino, Saltara, Mondolfo e Orciano e di Monteporzio, Montemaggiore e San Lorenzo in Campo)(XXI) o interprovinciale, che «deve porre al proprio interno una netta distinzione tra simpatizzanti e militanti». Il militante è definito come chi «per sua formazione politica, ha maturato il proprio inserimento nella lotta di classe in generale e nell'organizzazione in particolare» e che «viene accettato come tale da tutti gli altri militanti della sua sezione territoriale in base a una sua conoscenza teorica sufficiente e ad una disponibilità politica verificata». A lui spettano compiti di collegamento tra i raggruppamenti anarchici, rappresentatività della propria sezione territoriale e dell'organizzazione nazionale nella rispettiva località, oltre che di responsabilità delle proprie azioni di fronte all'assemblea dei militanti della propria sezione. Riguardo ai simpatizzanti, la sezione territoriale «si impegna» a dare loro «gli strumenti per poter crescere politicamente ed arrivare ad essere militanti».
Il Patto specifica quindi che ogni sezione territoriale «regola la propria costituzione interna» e il proprio programma d'intervento autonomamente seppure «in piena armonia» con quella dell’Organizzazione. La linea politica dell'Organizzazione, del resto, «è di esclusiva competenza, nei suoi tratti generali, del Congresso nazionale dell'Organizzazione», che si tiene annualmente ed è convocato dal Consiglio nazionale.
Di assoluto interesse, inoltre, è l’allegato 1 al Patto associativo dell'Oam, datato 24 agosto 1974, che si riferisce in particolare all'organizzazione interna delle sezioni in commissioni e responsabili dei servizi. Le prime sono composte da militanti (che rispondono del loro operato all'assemblea dei militanti) e simpatizzanti e hanno la funzione di garantire all'Organizzazione «il dibattito politico sulla strategia e sulla tattica, nonché l'intervento sul settore specifico» e alla sezione «di avere delle strutture d’intervento pratiche in cui inserire e selezionare i simpatizzanti a livello di impegno politico reale; di redigere bozze di documenti tattici e strategici specifici del settore in cui opera, da sottoporre all'assemblea dei militanti». I responsabili dei servizi, invece, ricoprono funzioni tecnico-esecutive nel servizio specifico (ad esempio segreteria, cassa, simpatizzanti, biblioteca): eletti a rotazione dall'assemblea dei militanti (che può revocare l’incarico assegnato in qualsiasi momento) restano in carica per un periodo variabile da tre a sei mesi.
Di particolare rilievo sono infine i compiti attribuiti al segretario di sezione (responsabile della segreteria), eletto dall'assemblea dei militanti e «approvato» da quella dell'Oam («e revocabile in qualsiasi momento allo stesso modo») che è incaricato di «coordinare e controllare il lavoro dei militanti e delle commissioni, conformemente ai deliberati dell'assemblea dei militanti e di quella dell'organizzazione; di tenere la corrispondenza ed i contatti con le altre sezioni e con la Cdc; di mantenere vivo il circolo delle informazioni tra militanti; di corrispondere della continuità del lavoro della sezione di fronte all'organizzazione». Questi, «nei limiti del possibile», deve essere sempre presente alle riunioni e ai convegni regionali insieme al delegato («che è il portavoce politico della sezione»).
Per quanto concerne le vicende istituzionali dell'Oam, la documentazione conservata nell'Archivio dell'Organizzazione consente di ricostruirne i passaggi più significativi anche in relazione alle disposizioni contenute nel Patto associativo.
In primo luogo è necessario sottolineare il ruolo centrale ricoperto dalla Cdc affidata alla Sezione Bakunin di Jesi e in particolare a Cesare Tittarelli e Tullio Bugari dalla costituzione dell'Oam fino a tutto il 1975 (quindi per un periodo ben più lungo di quello previsto dal Patto associativo). Questa, infatti, oltre alle attività previste dal Patto, svolse anche «compiti politici di controllo e di richiamo alla serietà organizzativa»(XXII), come ampiamente dimostrato dalle circolari e dai verbali di riunioni dei primi quattro anni di attività dell'Oam. All'indomani delle dimissioni della Cdc di Jesi, del resto, è significativo che l'Oam si ponesse l’obiettivo di «ridimensionare» i compiti della Cdc «con il graduale funzionamento efficiente di una segreteria regionale composta dai segretari di sezione, con funzioni tecniche e tuttora da precisare, che permetta sia un decentramento degli incarichi e delle responsabilità, sia un alleggerimento del lavoro da affidare alla Cdc e per rendere più funzionali le commissioni regionali»(XXIII). Queste, nel 1975, erano affidate alla Sezione Kronstadt di Ancona (Commissione sindacale), Nord (Commissione politica) e 18 marzo di Macerata (Commissione scuola)(XXIV). Riguardo alla loro attività, è opportuno richiamare invece la relazione del Gruppo Kronstadt di Ancona del 18 novembre 1975(XXV), in cui si afferma che «hanno cominciato a funzionare realmente da quest'estate almeno quella sindacale e quella politica». Nel documento, infatti, si contesta lo scarso funzionamento della Commissione scuola, riconducibile anche alle difficoltà attraversate dalla Sezione di Macerata a causa della fuoriuscita di alcuni militanti particolarmente preparati.
La predetta relazione, inoltre, è utile per ricostruire ulteriori aspetti della storia dell'Oam: da un punto di vista organizzativo, nel novembre 1975, è interessante notare come il Kronstadt rimarchi che «gran parte del lavoro tecnico e teorico dell’organizzazione ricade sulla sezione», che ha anche il compito di mantenere i collegamenti nazionali nell'ambito dell'attività della Commissione sindacale interregionale, mentre da un punto di vista politico, invece, è opportuno sottolineare come il Kronstadt, che nella sua relazione approfondisce i diversi momenti di crisi attraversati dall'Oam nella sua storia, e le relative cause, attribuisca la più recente spaccatura interna avvenuta in occasione delle elezioni amministrative del 1975 a uno «sviluppo caotico e localistico» dell'Organizzazione e, soprattutto, a un non radicato inserimento nella classe proletaria.
Nel corso del 1976 la situazione non migliorò, tanto che si aprì una fase di «verifica» dell'attività dell’Organizzazione; mentre da una parte, quindi, si impose il dibattito sull'opportunità di modificare il nome dell'Oam in Organizzazione comunista libertaria (d’ora in avanti Ocl), al fine di favorire in un certo qual modo il processo che avrebbe dovuto condurre alla nascita di quell'organismo nazionale "inseguito" fin dai tempi dell'attività del Nucleo operativo, dall'altra si materializzò la rottura delle Sezioni Kronstadt e Nord con il resto dell'Oam. Per quanto riguarda la discussione sulla denominazione dell'Organizzazione, è significativo quanto espresso dalla Sezione Kronstadt in una sua relazione del 31 gennaio 1976(XXVI): la Sezione, infatti, si rifiutò di avvallare tale scelta per questioni di opportunismo ovvero per esigenze tattiche affermando con forza come il cambiamento della denominazione dovesse essere necessariamente preceduto da un chiarimento definitivo della posizione teorica dell'Oam riguardo al marxismo, nonché su questioni collegate quali ad esempio la partecipazione di un’organizzazione rivoluzionaria a un governo. La mancanza di tale chiarimento causò quindi, nel maggio 1976, le dimissioni di diversi militanti delle Sezioni Kronstadt e Nord; dimissioni che probabilmente rientrarono in attesa dell'esito del congresso di rifondazione dell'Oam previsto per quello stesso anno(XXVII). Nel dicembre del 1976, però, la Sezione Kronstadt, rivolgendosi ai compagni delle diverse Sezioni dell'Oam, inoltrò formalmente la propria «richiesta di autonomia»(XXVIII). Le cause che portarono alla formulazione di tale richiesta sono da ricercarsi, con ogni probabilità, sia nella mancata ridefinizione («anche critica») della base teorica dell'Oam (Ancona del resto sottolinea come non accetti e non attui interamente il Patto associativo), sia nel mancato supporto da parte delle altre sezioni nel confronto avviato da Ancona con diverse organizzazioni comuniste libertarie (in particolare quella di Milano) al fine di «poter costituire un polo di riferimento politico tramite il giornale e i bollettini di agitazione per tutto il movimento comunista libertario e per tutte una serie di avanguardie larghe»(XXIX).
Dal contenuto della richiesta di autonomia della Sezione Kronstadt si evince quindi come la Sezione anconetana non intendesse uscire dall'Oam bensì trasformarla in una «struttura federativa di intervento (a livello di sintesi)» e come, a causa della mancata partecipazione delle diverse sezioni al confronto con l'Ocl di Milano, queste non potessero impedire alla Sezione Kronstadt di proseguire i contatti con Milano stessa(XXX). Ad ogni modo, tali contatti proseguirono e portarono alla nascita del periodico "Fronte libertario della lotta di classe", di cui la Sezione di Ancona curò la redazione dopo un’iniziale gestione da parte dell'Ocl milanese(XXXI). Il periodico, come ricordato dalla Commissione di relazioni del Collettivo comunista libertario di Livorno, rappresentava l'unico strumento che avrebbe consentito di avviare un confronto tra le varie organizzazioni, anche se «nell'attuale situazione di disgregazione del movimento comunista libertario» non poteva essere confuso «con un embrione nella costruzione dell'organizzazione nazionale»(XXXII).
La richiesta di autonomia della Sezione Kronstadt rappresenta in un certo qual modo l'inizio di un processo di disgregazione dell'Oam che portò al suo scioglimento: per ricostruire le modalità con cui l'Oam cessò la propria attività, considerata anche la sostanziale scarsità della documentazione degli anni 1977-1979 conservata nel suo Archivio, sono quindi di fondamentale importanza le interviste rivolte da Luigi Balsamini ad alcuni ex militanti dell'Oam stessa(XXXIII).
Innanzitutto è bene precisare che l’unico a riferire di uno scioglimento formale dell'Organizzazione è Tullio Bugari, che ricorda come ciò avvenne all'inizio del 1979 «in una riunione ristretta ma rappresentativa» che si tenne a casa sua; tale riunione, però, sembra sancire una situazione di fatto già consolidata(XXXIV). Già nel 1977, infatti, alcuni militanti descrivono un contesto in cui l'attività dell'Oam sembra essersi di fatto già avviata verso la conclusione: Michel Mattioli sostiene che «l'inizio della fine» può essere individuato nel periodo successivo al Convegno contro la repressione svoltosi a Bologna dal 22 al 24 settembre 1977 («dopo quella fase non si parlava più di Oam e non ricordo iniziative fatte a nome Oam»), mentre Michele Gianni afferma che nel 1977 «abbiamo smesso di incontrarci come Oam» e che «è venuta meno l'organizzazione regionale».
In estrema sintesi, come riportato da Mattioli, «è successo che, gradualmente, i gruppi delle diverse città hanno cominciato a ridividersi, facendo venire meno il senso di un'organizzazione regionale. Fano lavorava su certe cose, Ancona iniziava a muoversi su altre, mentre i gruppi del Sud delle Marche sono praticamente scomparsi». Una disgregazione graduale dovuta, oltre alle divisioni su cui ci si è precedentemente soffermati, a fattori quali il clima "pesante" generato dall'azione delle Brigate rosse e dalla repressione messa in atto dalle forze di polizia, le istanze fatte emergere dal femminismo, l’adesione di alcuni alla Fai, il tentativo di ricostituzione dell’Unione sindacale italiana (d’ora in avanti Usi) e più in generale, come ricordato da Michele Gianni, dall'«esaurirsi di quella spinta che aveva caratterizzato il movimento degli anni Settanta».
Con riferimento alla testimonianza di Tullio Bugari, l'«ultimo atto significativo dell'Oam» fu la partecipazione, nel 1978, al congresso che avrebbe dovuto sancire la ricostituzione dell’Usi, che però non venne approvata. Secondo Bugari, l'attività dell'Oam proseguì per altri cinque o sei mesi «ma molto allentata».
Nonostante l’attività dell'Oam fosse sostanzialmente cessata, è infine opportuno tenere presente come in alcune circostanze il nome dell’Organizzazione continuò a essere utilizzato, come testimoniato da Michel Mattioli («in realtà qualche volta usammo ancora il nome Oam, ma ci serviva per chiedere degli spazi, per attività strumentali, nonostante non esistesse più una struttura organizzata»).

NOTE
(I) Cfr. Archivio dell’Organizzazione anarchica marchigiana (d'ora in avanti AOam), serie Carteggio amministrativo, fasc. "1972", b. 1, fasc. 1, il verb. di riunione dell'8 ott. 1972, di cui si riporta un estratto: «Riguardo la pregiudiziale di alcuni compagni circa l'autonomia dei gruppi marchigiani rispetto a specifiche organizzazioni nazionali si è discusso sull'attributo da darci. Nella discussione il compagno del Berneri ha chiarito la posizione sul rapporto tra i gruppi, rapporto che deve e può essere unicamente federativo [...] Un compagno del Kronstadt ha ribadito che pur d'accordo è preferibile non darci una etichetta specifica. Alla fine riconfermando l’autonomia dell'insieme dei gruppi ci si è accordati sul darci l'attributo di Organizzazione anarchica marchigiana».
(II) Cfr. ibid., sono i gruppi anarchici invitati alla riunione dell'8 ott. 1972 di cui alla nota I.
(III) Cfr. ibid., il "Patto associativo tra il Gruppo anarchico Kronstadt di Ancona e il Gruppo anarchico Bakunin di Iesi" (s.d.), in cui è specificato che inizialmente l'unione «ha carattere giovanile ed è ristretta ai gruppi di Jesi ed Ancona, comunque è aperta a eventuali aperture».
(IV) Cfr. ibid., "Documento associativo dei gruppi anarchici marchigiani" (s.d.); i gruppi anarchici citati nel documento (firmato da «Gruppi anarchici marchigiani - Cdc presso Gruppo Bakunin»), sono i seguenti: Bakunin (Jesi), 18 marzo (Macerata), Berneri e Kronstadt (Ancona), Gruppi anarchici riuniti di Senigallia, Machno (Civitanova Marche) e i gruppi anarchici di Recanati e Fabriano. Facevano inoltre parte dell'«unione» i compagni isolati di Marotta, Chiaravalle e di altre località non specificate. Per una ricostruzione dell’attività dei gruppi precedentemente alla costituzione formale dell'Oam si rimanda alla documentazione conservata nel fasc.
(V) Cfr. ad esempio ivi, fasc. "Organizzazione anarchica marchigiana (Lettere, circolari, eccetera)", b. 1, fasc. 3, il verb. di riunione del Coordinamento anarchico provinciale di Pesaro del 5 apr. 1975 e ivi, fasc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1975", b. 3, fasc. 22, il rendiconto finanziario intestato a «Oam Sezione Nord» del 18 apr. 1975.
(VI) Vedi ivi, fasc. "Relazioni e Bollettini Commissione Sindacale Interregionale", b. 19, fasc. 21, "Bollettino" della Csi, n. 5, [1975].
(VII) Ibid.
(VIII) Cfr. ad esempio ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. [1974-1975. Documenti dell'Organizzazione anarchica marchigiana], b. 2, fasc. 17, la relazione della Sezione Kronstadt di Ancona ("Oam - situazione, sezioni, commissioni, proposte"), Ancona 18 nov. 1975: i gruppi di Jesi, Macerata e Civitanova sono definiti come «neoclassisti» del Nucleo operativo della Fai; del gruppo Kronstadt di Ancona si ricorda invece come gradualmente si stesse avvicinando «alle posizioni di classe».
(IX) Cfr. Gino Cerrito, La Plate-Forme d'Archinov, disponibile all’indirizzo <http://www.nestormakhno.info/italian/cerrito.htm> (pagina consultata in data 04/09/2016): «La "Piattaforma" redatta probabilmente da Pietro Archinov (e appunto perciò per lungo tempo presentata come sua opera personale) venne discussa per vari anni da un numeroso "gruppo di anarchici russi in esilio" cui per qualche tempo si aggiunsero persino alcuni giovani polacchi. La sua pubblicazione in lingua russa (e in lingua francese) apparve nel novembre del 1926 sotto il titolo "Plate-Forme d’organisation de l’Union Generale des Anarchistes - Projet", Ed. des Oeuvres internationales des éditions anarchistes-Libraire internationale, Parigi 1962».
(X) Cfr. AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1974. 1° semestre", b. 2, fasc. 15, circolare interna della Cdc, [1974].
(XI) Cfr. l'intervista di Luigi Balsamini a Tullio Bugari del 3 dic. 2015. Tutte le interviste realizzate da Balsamini e citate nell'ambito della descrizione del record di autorità "Organizzazione anarchica marchigiana" sono contenute in: L. Balsamini, Fonti scritte e orali per la storia dell'Organizzazione anarchica marchigiana (1972-1979). Inventario del fondo archivistico a cura di Matteo Sisti, Bologna, BraDypUS, 2016 (Strumenti, 1), pp. 135-309.
(XII) Cfr. l'intervista a Bugari di cui alla nota XI: Bugari ricorda inoltre che i gruppi aderenti al Nucleo operativo reagirono all'espulsione organizzando a Milano un congresso alternativo, con l'obiettivo di dare vita ad un nuovo soggetto (l'Unione anarchica italiana?), cui però non seguì alcun atto concreto.
(XIII) Cfr. AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. Patto associativo dell'Organizzazione anarchica marchigiana, b. 1, fasc. 8, "pagine libertarie", n. 3, nov. 1973.
(XIV) Ibid., pp. 19-20 ("Posizione del N.O. rispetto al movimento anarchico"), da cui sono tratte le informazioni riportate in riferimento al programma del Nucleo operativo.
(XV) Cfr. l'intervista a Bugari di cui alla nota XI.
(XVI) Vedi nota VIII.
(XVII) Cfr. ivi, fasc. Patto associativo dell'Organizzazione anarchica marchigiana, b. 1, fasc. 8, il "Patto associativo. Premesse teoriche. Principi organizzativi. Strutture organizzative regionali. Proposte per l'organizzazione nazionale", Ancona, 26 mag. 1974 (documento a diffusione interna con un allegato del 24 ago. 1974 titolato "Struttura della sezione in commissioni e responsabili dei servizi").
(XVIII) Il Patto specifica che l'Oam è formata da sezioni e non da gruppi e che queste si compongono di militanti; i «militanti isolati», invece, non fanno capo direttamente all'Organizzazione ma aderiscono alla sezione della città più vicina.
(XIX) Cfr. AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. "[Documenti 1973-1976] da archiviare", b. 2 fasc. 11, la circolare interna della Cdc contenente norme per l’invio della corrispondenza all'Oam in cui si richiede, se possibile: la spedizione di una copia dei documenti a ciascuna sezione oppure la spedizione alla Cdc di tante copie per quante sono le sezioni oppure la spedizione di una sola copia alla Cdc specificando se ulteriori copie sono state trasmesse alle diverse sezioni.
(XX) Cfr. ad esempio ivi, fasc. "1972", b. 1, fasc. 1, la circolare interna del 26 nov. 1972 in cui si stabilisce che la cassa comune dell'Oam è affidata alla Cdc, che mensilmente è tenuta a presentare il resoconto finanziario.
(XXI) Vedi nota VI.
(XXII) Ivi, fasc. "[Documenti 1973-1976] da archiviare", b. 2, fasc. 12, la circolare interna contenente il verbale di riunione dell'Oam del 27 dic. 1975: la Cdc «è affidata al compagno A. della Sezione di Ancona».
(XXIII) Ibid.
(XXIV) Cfr. ivi, fasc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1974. 2° semestre", b. 2, fasc. 16, comunicazione della Cdc, Jesi 28 nov. 1975.
(XXV) Vedi nota VIII.
(XXVI) Cfr. AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Organizzazione anarchica marchigiana (Lettere, circolari, eccetera)", b. 1, fasc. 3, l'allegato alla relazione di "Verifica Oam" in ampliamento al punto Oam-Ocl, Ancona 31 gen. 1976.
(XXVII) Cfr. ivi, fasc. "Organizzazione anarchica marchigiana. Circolari, lettere, eccetera", b. 3, fasc. 19, la lettera dei compagni di Ancona a tutti i compagni delle Sezioni dell'Oam "Sul perché della nostra richiesta di autonomia: ovvero l'Oam intesa come organizzazione di sintesi", Ancona 29 dic. 1976.
(XXVIII) Ibid.
(XXIX) Ibid.
(XXX) Ibid.
(XXXI) Cfr. l'intervista di Luigi Balsamini a Nicola Sabatino del 24 lug. 2015. Vedi anche AOam, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia documentaria e autore, fasc. [Fronte libertario della lotta di classe], b. 20, fasc. 24.
(XXXII) Vedi ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Organizzazione anarchica marchigiana. Circolari, lettere, eccetera", b. 3, fasc. 19, la lettera della Commissione per l'Oam e organizzazioni diverse, Livorno 22 set. 1977.
(XXXIII) Oltre alla già citata intervista a Tullio Bugari (vedi nota XI), i militanti dell'Oam intervistati da Luigi Balsamini cui ci si riferisce sono i seguenti: Michele Gianni (intervista del 15 set. 2015), Michel Mattioli (intervista del 19 dic. 2015), Patrizio Nocchi (intervista del 4 feb. 2016).
(XXXIV) È significativa a questo proposito anche la testimonianza di Michel Mattioli: «Come dissi scherzando tempo fa in un'occasione in cui ci siamo rivisti, ancora aspetto una comunicazione "ufficiale" della chiusura dell’Oam».

Storia archivistica

La documentazione conservata nell'Archivio dell'Oam si sedimentò prevalentemente presso le sedi delle Sezioni Nord (Fano), Kronstadt (Ancona), Bakunin (Jesi) e 18 marzo (Macerata)(I). Le carte, del resto, attestano l’esistenza, presso le diverse sezioni, di nuclei documentari diversi, come dimostrato ad esempio dai seguenti documenti:


  • resoconto della Sezione di Ancona dell'Oam (gennaio-agosto 1975): la Sezione possedeva, tra le altre cose, un «archivio fotografico», un «archivio ritagli di giornali», un «archivio fonti ufficiali» (documenti di partiti, enti, organismi vari)(II);
  • opuscolo dell'Organizzazione, ciclostilato nella sede anconetana di via Podesti il 2 luglio 1975, alla cui ultima pagina si afferma: «Chi vuole chiarimenti ulteriori sui temi trattati su questo documento può consultare le biblioteche delle sezioni della nostra organizzazione o l'archivio esistente presso la sezione Kronstadt di Ancona»(III);
  • circolare interna straordinaria della Sezione Nord, Fano 13 set. 1975: si riferisce di un furto avvenuto nel palazzo dove è ubicata la sede e che la porta della Sezione era stata forzata anche se nulla sembrava essere stato rubato: «Tutto quello che abbiamo potuto fare, per ora, è stato trasportare parte dell'archivio in luogo più sicuro e di riparare alla bell'e meglio il lucchetto»(IV);
  • risposta della Sezione Nord dell'Oam a una circolare della Sezione di Macerata sul finanziamento dell'Oam (1975): la Sezione Nord possedeva, tra le altre cose, un «archivio confuso» e una libreria in formazione(V);
  • contributo dell'Oam, ospitato nel numero 5 del "Bollettino della Commissione sindacale interregionale" (probabilmente del 1975), in cui è specificato che la Sezione di Ancona possiede un archivio e una piccola biblioteca, quella di Jesi una piccola biblioteca e la Sezione di Macerata una discreta biblioteca(VI).
  • fascicoli titolati "Archivio provvisorio Manifesti - volantini - eccetera di Gruppo Bakunin" e "Da archiviare"(VII).

Significativi di una certa, per quanto parziale, organizzazione delle carte, sono anche la numerazione apposta su buona parte dei periodici e degli opuscoli e, seppure rarissimamente, su alcuni fascicoli, nonché le segnature (classificazioni?) presenti sulle camicie di alcune unità archivistiche formate forse dalla Sezione 18 marzo di Macerata(VIII).
Con riferimento alla storia della custodia delle carte, è bene ricordare che prima della conclusione dell'attività dell'Oam, avvenuta nel 1979, la documentazione delle Sezioni di Jesi e Macerata fu riunita ad Ancona insieme a quella prodotta dalla Sezione Kronstadt. Terminata l’esperienza dell'Oam, i documenti furono trasferiti inizialmente all'interno di una casa presso Centofiori e, infine, in alcuni locali situati in via Rovereto e frequentati da un gruppo di punk(IX). Parte della documentazione, all'inizio degni anni Ottanta dello scorso secolo, venne quindi recuperata da Federico Sora, già militante della Sezione Nord, e portata a Fano, presso la sede del Circolo culturale Napoleone Papini, ubicata in via Garibaldi 47; presso il Circolo, infine, vennero trasferite a loro volta anche le carte prodotte dalla Sezione Nord, anche se queste non furono spostate direttamente dalla sede della Sezione (ubicata in via De’ Rusticucci) ma al termine di qualche «passaggio intermedio» in seguito al quale è lecito ipotizzare che non tutta la documentazione della Sezione venne trasferita nella sede del Circolo(X).
Il resto della documentazione conservata nei locali di via Rovereto, ad eccezione di alcuni documenti depositati dal militante anconetano Patrizio Nocchi presso il Centro studi di Jesi(XI), andò probabilmente dispersa.
Negli anni seguenti, lo stesso Sora realizzò un primo intervento di riorganizzazione dei documenti che consistette sostanzialmente nelle seguenti attività:

  • aggregazione in unità archivistiche (fascicoli) di parte dei documenti pervenuti in forma sciolta; nella maggior parte dei casi, ma non sempre, a tali unità furono assegnati dei titoli;
  • condizionatura dei fascicoli – sia quelli "originali" formati presso le diverse sezioni, sia quelli formati dallo stesso Sora – e dei documenti in forma sciolta, in unità di conservazione (buste) sulle cui coste sono state riportate annotazioni manoscritte relative al loro contenuto.

Infine, l’attività di riordinamento ha messo in luce come alcune unità archivistiche contengano documenti riconducibili a sezioni diverse(XII); non sempre è stato possibile stabilire se tali fascicoli siano stati formati successivamente al deposito delle carte delle diverse Sezioni Oam presso il Circolo Papini oppure precedentemente e il loro contenuto alterato nel corso degli anni (magari in seguito all'integrazione delle predette unità con documentazione pervenuta presso il Circolo in forma sciolta).
L’Archivio dell'Oam, riconosciuto di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica delle Marche l’8 gennaio 2013 con decreto n. 7, è attualmente conservato a Fano, in via Garibaldi 47, presso l’Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini, che ne detiene la proprietà.

NOTE
(I) Con riferimento alle Sezioni Oam, la documentazione conservata nell'AOam, attesta l’esistenza delle seguenti sedi: a Fano in via De’ Rusticucci; ad Ancona in via Podesti (dal 1975 in via degli Orefici); a Macerata in corso Cairoli.
(II) Cfr. AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1975", b. 3, fasc. 22.
(III) Cfr. ivi, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia e autore, fasc. [Opuscoli e bollettini dell’Organizzazione anarchica marchigiana], b. 17, fasc. 19, l'opuscolo dell'Oam "Spagna: Organizzazione autonoma operaia internazionalismo".
(IV) Cfr. ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1975", b. 3, fasc. 22.
(V) Cfr. ibid.
(VI) Cfr. ivi, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia e autore, fasc. "Relazioni e Bollettini Commissione Sindacale Interregionale", b. 19, fasc. 21.
(VII) Cfr.: ivi, fasc. "Archivio provvisorio Manifesti - volantini - eccetera di Gruppo Bakunin", b. 11, fasc. 3; ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. "[Documenti 1973-1976] da archiviare", b. 2, fasc. 11; ivi, fasc. "[Documenti 1973-1976] da archiviare", b. 2, fasc. 12.
(VIII) Cfr. ad esempio ivi, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per argomento, fascc. "Rivoluzione russa. 50.1" (b. 5, fasc. 8), "Resistenza. Anni ’43-’45. 50.2" (b. 5, fasc. 1) e "Rivoluzione spagnola. 50.4" (b. 5, fasc. 6).
(IX) Cfr. le interviste di Luigi Balsamini a Nicola Sabatino (24 lug. 2015) e Patrizio Nocchi (4 feb. 2016). Tutte le interviste realizzate da Balsamini e citate nel presente inventario sono contenute in: L. Balsamini, Fonti scritte e orali per la storia dell'Organizzazione anarchica marchigiana (1972-1979). Inventario del fondo archivistico a cura di Matteo Sisti, Bologna, BraDypUS, 2016 (Strumenti, 1), pp. 135-309.
(X) Cfr. l'intervista di Luigi Balsamini a Federico Sora del 5 nov. 2015. Ricorda Sora: «Mano a mano che le Sezioni Oam delle varie località chiudevano, i materiali venivano depositati ad Ancona e sono finiti accatastati in dei locali dove si ritrovavano i punk anconetani. Ma, da quanto ricordo, il materiale di Fano, cioè dell'Oam Sezione Nord, non dovrebbe essere andato in Ancona per poi tornare qui. La sede di via De’ Rusticucci infatti, anche se non più frequentata, per qualche tempo è rimasta nella nostra disponibilità, avevamo ancora le chiavi e quindi la documentazione deve essere rimasta lì dentro. D’altra parte questo materiale sono certo che non sia passato direttamente da lì alla nuova sede di via Garibaldi (che è la sede attuale), ma c’è stato qualche passaggio intermedio: un po’ di materiale è transitato da casa mia, altro probabilmente da casa di altri compagni e altro ancora chissà che fine avrà fatto. Di certo non tutto il materiale è depositato ora in via Garibaldi, perché ricordo che nella sede Oam ne avevamo raccolto abbondantemente di più. Il fondo archivistico che oggi conserviamo comprende questo materiale fanese unito a quanto ho personalmente recuperato ad Ancona. Sono andato in quei locali frequentati anche dai punk agli inizi degli anni Ottanta».
(XI) Cfr. l'intervista di Luigi Balsamini a Patrizio Nocchi citata nella nota IX.
(XII) Cfr. ad esempio AOam, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia e autore, fasc. "Bollettini interni", b. 20, fasc. 23, in cui sono presenti più copie degli stessi numeri dei bollettini trasmessi a Sezioni diverse (Nord, Jesi, Ancona).

Modalità di acquisizione o versamento

Area delle informazioni relative al contenuto e alla struttura

Ambito e contenuto

Contiene la documentazione prodotta e acquisita dalle diverse Sezioni dell'Organizzazione anarchica marchigiana: corrispondenza, documenti interni (circolari, relazioni, verbali di riunioni, resoconti della Cassa comune, note), documentazione a stampa (opuscoli, periodici, numeri unici, volantini e manifesti), fotografie. Contiene anche documentazione (prevalentemente materiali a stampa) raccolta dal Circolo culturale Napoleone Papini, attivo a Fano a partire dagli anni Ottanta dello scorso secolo.
Si segnala la presenza di documenti in lingua spagnola, inglese, francese e tedesca.

Procedure, tempi e criteri di valutazione e scarto

Incrementi previsti

Criteri di ordinamento

Il quadro delineatosi al termine della ricognizione dell’Archivio e le informazioni acquisite grazie alle interviste rivolte da Luigi Balsamini ad alcuni ex militanti dell’Organizzazione anarchica marchigiana (d'ora in avanti Oam)(I), hanno rappresentato la base di partenza per il riordinamento e l'inventariazione del fondo. Come già riportato nella Storia archivistica, la documentazione conservata nell'Archivio si sedimentò prevalentemente presso le sedi delle Sezioni Nord (Fano), Kronstadt (Ancona), Bakunin (Jesi) e 18 marzo (Macerata).
Tale documentazione, condizionata da Federico Sora in ventotto unità di conservazione (buste) sulle quali ha apposto annotazioni manoscritte relative al loro contenuto(II), all'inizio dell'intervento di riordinamento, si presentava in parte in forma sciolta e in parte organizzata in fascicoli originali (formatisi cioè presso le diverse Sezioni) oppure creati e titolati dallo stesso Sora durante il primo intervento di riorganizzazione delle carte da lui condotto (in alcuni casi però tali fascicoli non riportavano alcun titolo)(III).
Considerato che non sempre è stato possibile ricondurre con certezza le diverse unità archivistiche "originali" alle Sezioni nelle quali si sono formate, nonché la presenza di fascicoli contenenti documenti provenienti sicuramente da Sezioni diverse(IV), si è ritenuto opportuno limitarsi a ricondurre le carte a tre serie (Carteggio amministrativo, Documenti a stampa e Fotografie), segnalandone la provenienza, nei casi in cui ciò è stato possibile, nel contenuto delle unità archivistiche(V).
L'individuazione delle predette serie, inoltre, si deve alla volontà di gestire separatamente i fascicoli contenenti la documentazione più propriamente "archivistica" (soprattutto corrispondenza rappresentata per lo più da circolari della Commissione di corrispondenza, verbali di riunioni e relazioni) dalla documentazione a stampa (prevalentemente opuscoli, periodici e volantini) e dalle fotografie (conservate all'interno di un album titolato «Oam»).
Oltre alle tipologie documentali, la scelta di organizzare le carte secondo i criteri sopra descritti, risente anche delle modalità con cui le diverse Sezioni avevano organizzato i propri documenti presso le loro sedi. Come riportato nella Storia archivistica, infatti, la documentazione conservata presso l’Archivio dell'Oam attesta la compresenza, all'interno delle Sezioni, di archivi e biblioteche. Seppure non sia possibile ricostruire con certezza la composizione di quest’ultime, se cioè contenessero esclusivamente pubblicazioni a stampa (libri) ovvero anche "letteratura grigia" (opuscoli e periodici), va comunque tenuto presente che opuscoli e periodici sono in gran parte numerati a dimostrazione di una loro gestione separata rispetto alle altre tipologie documentali.
Di certo, nel caso della Sezione Kronstadt di Ancona, sappiamo che le carte erano organizzate sulla base della loro tipologia (fotografie, ritagli di giornali, fonti ufficiali), mentre per le altre Sezioni non abbiamo alcuna informazione precisa in merito all'ordinamento (anche se l’Archivio della Sezione Nord è definito «confuso»(VI), mentre è possibile ipotizzare che presso la Sezione maceratese 18 marzo i documenti, seppure in parte, fossero organizzati sulla base di un piano di classificazione predefinito)(VII).
Nel caso della serie Documenti a stampa, inoltre, si è ritenuto opportuno aggregare le unità archivistiche tenendo conto delle diverse ragioni che ne hanno determinato la formazione. La serie, infatti, è suddivisa in sottoserie di fascicoli contenenti documenti aggregati per materia/argomento (sottoserie Fascicoli organizzati per argomento)(VIII), sulla base del luogo di formazione dei documenti (sottoserie Fascicoli organizzati per luogo di provenienza)(IX) e, infine, sulla base dell’autore dei documenti e/o della tipologia documentale in essi contenuti (sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia documentaria e autore)(X).
Riguardo alle disposizioni delle serie e delle sottoserie, si è ritenuto corretto prevedere in primis la serie contenente la documentazione più prettamente archivistica (serie Carteggio amministrativo); relativamente all'ordinamento dei fascicoli all'interno delle serie, infine, questi sono disposti in ordine cronologico tenendo conto degli estremi cronologici iniziali (con l'eccezione della sottoserie Fascicoli organizzati per luogo di provenienza, in cui l’ordine delle unità è alfabetico al fine di consentire all'utenza finale una più semplice fruizione del materiale ad essa ricondotto).
Un'ultima considerazione, infine, riguarda la documentazione pervenuta in forma sciolta, che si è provveduto nella quasi totalità dei casi ad aggregare (in alcuni casi insieme a documentazione contenuta in fascicoli senza titolo formati da Sora) in unità archivistiche create in sede di riordinamento sulla base della loro tipologia documentale(XI) ovvero dell’ordinamento conferito ai documenti durante il primo intervento di riorganizzazione delle carte(XII).

NOTE
(I) Per i dettagli delle interviste si rimanda al contenuto della Storia archivistica.
(II) Si riportano le annotazioni apposte da Sora sulle buste: "Commissione sindacale interregionale. Boll. GA Comunisti libertari", "Doc/Boll Lazio Campania Emilia Romagna Friuli Lombardia", "Bollettini Disc. Interni. Canzoniere lib.", "Volantini. Gruppi vari", "Ciclostilati. Stampati", "Volantini di gruppi anarchici 70/81", "Ora (Nord)", "Toscana Ucat", "Ocl Milano", "Resistenza/Fascismo. Rivoluzione russa. Spagna", "Cnla", "Ora-Ucat -> Fdca", "Commissione politica. Commissione sindacale", "Commissione scuola interregionale documenti vari", "Patto associativo. Bollettini. Lettere. Circolari", "Corrispondenza. Lettere. Circolari", "Foto e ritagli stampa", "Bollettini interni", "Corrispondenza. Circolari. Lettere", "Commissione Scuola. CLS. Decreti D", "“Ciclostilati. Stampati. Fronte libertario", "Volantini Oam e altri", "Toscana", "Gruppi CL. Estero/Francia", "Oap-Ora", "Liguria. CCRAP", "Liguria: Ora-Oal_Ocl-Fcll", "Corrispondenza. Lettere. Circolari".
(III) Per un esempio di fasc. formato da Federico Sora e non titolato, vedi AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. [Commissione politica regionale], b. 4, fasc. 25.
(IV) Si rimanda al contenuto della Storia archivistica.
(V) In alcuni casi la diversa provenienza della documentazione è attestata dall'annotazione manoscritta della Sezione a cui una copia della documentazione è stata trasmessa; tale annotazione è apposta quindi dal mittente (prevalentemente la Commissione di corrispondenza) sulle prime pagine delle diverse tipologie documentali conservate (bollettini, opuscoli, circolari, relazioni eccetera). In alcuni casi è stato invece possibile riconoscere la provenienza del fascicolo direttamente dall'analisi del contenuto dell’unità archivistica: vedi ad esempio i fascc. ricondotti alla Sezione Kronstadt conservati in ivi, serie Carteggio amministrativo, fascc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1972" (b. 1, fasc. 2), "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1973. 1° semestre" (b. 1, fasc. 4), "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1973. 2° semestre" (b. 1, fasc. 5), "Dai gruppi anarchici italiani all'Organizzazione anarchica marchigiana. 1973" (b. 1, fasc. 6), "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1974. 1° semestre" (b. 2, fasc. 15), "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1974. 2° semestre" (b. 2, fasc. 16), "Posta spedita dall'Organizzazione anarchica marchigiana. 1975" (b. 3, fasc. 21), "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1975" (b. 3, fasc. 22).
(VI) Si rimanda al contenuto della Storia archivistica.
(VII) Si rimanda al contenuto della Storia archivistica.
(VIII) Vedi ad esempio AOam, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per argomento, il fasc. "Portogallo Cile Spagna" (b. 6, fasc. 11).
(IX) Vedi ad esempio ivi, sottoserie Fascicoli organizzati per luogo di provenienza, il fasc. "Campania" (b. 8, fasc. 1).
(X) Vedi ad esempio ivi, sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia documentaria e autore, il fasc. "Relazioni e Bollettini Commissione Sindacale Interregionale" (b. 19, fasc. 21).
(XI) Vedi ad esempio i fascicoli ricondotti alla serie Carteggio amministrativo, che contengono prevalentemente corrispondenza, relazioni, verbali e documenti interni dell'Oam (vedi ad esempio ivi, serie Carteggio amministrativo, fasc. [1976. Documenti dell’Organizzazione anarchica marchigiana]), b. 4, fasc. 26.
(XII) Vedi ad esempio ivi, serie Documenti a stampa, sottoserie Fascicoli organizzati per tipologia documentaria e autore, fasc. [Federazione dei comunisti anarchici] (b. 25, fasc. 30): si tratta di un fascicolo creato in sede di riordinamento che contiene la documentazione inserita da Sora nella busta denominata "Ora-Ucat -> Fdca".

Area delle informazioni relative alle condizioni di accesso ed utilizzazione

Condizioni che regolano l’accesso

Per la consultazione del fondo l'utente deve preventivamente avere un colloquio con i responsabili dell'Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini, i quali, dopo avere valutato le ragioni della consultazione, decidono se autorizzarla.

Condizioni che regolano la riproduzione

L'autorizzazione alla riproduzione della documentazione ammessa alla consultazione è a discrezione dell'Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini ed è strettamente personale e concessa unicamente per motivi di studio. Le domande di pubblicazione devono essere indirizzate all'Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini in carta libera, via posta ovvero tramite e-mail. La richiesta deve riportare almeno i seguenti elementi: nome e cognome del richiedente, lista dei documenti per i quali si richiede l'autorizzazione alla pubblicazione (e relativa segnatura archivistica), titolo e contesto della pubblicazione (monografia, articolo di rivista, saggio ecc.), nome dell'editore.

Lingua della documentazione

Scrittura della documentazione

Note sulla lingua e sulla scrittura della documentazione

Caratteristiche materiali e requisiti tecnici

Strumenti di ricerca

Area delle informazioni relative a documentazione collegata

Esistenza e localizzazione degli originali

Esistenza e localizzazione di copie

Unità di descrizione collegate

Descrizioni collegate

Area delle note

Nota

Il presente inventario è il risultato finale dell'intervento di riordino condotto sull'Archivio dell'Organizzazione anarchica marchigiana, realizzato nel 2015 grazie a un finanziamento della Regione Marche. L’inventario, redatto da Matteo Sisti, per conto dell’Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini di Fano, è stato redatto con l'ausilio del software xDams, distribuito dalla società Regesta e dalla Regione Marche, nel rispetto degli standard internazionali di descrizione archivistica Isad (G) e Isaar (Cpf).
Il livello di descrizione archivistica adottato corrisponde al fascicolo ovvero all'album fotografico, indicati come l'unità archivistica, fatta eccezione per le unità di conservazione dei manifesti (tubi 18 e 26) che sono state descritte e gestite con le stesse modalità delle predette unità archivistiche. I livelli individuati sono pertanto: fondo, serie, sottoserie e unità archivistica. Per ciascuno di essi si forniscono informazioni relative a titolo, estremi cronologici e contenuto. Nel caso del fondo, sono inoltre fornite informazioni relative a: storia istituzionale del soggetto produttore, storia archivistica e criteri di ordinamento.
Con riferimento agli estremi cronologici, si precisa che sono stati indicati con l'anno solare o gli anni solari iniziale e finale dei documenti contenuti nei diversi livelli. Con riferimento alle unità archivistiche, nel caso di documenti sporadici precedenti o successivi, la data è stata integrata(I).
Nel caso dell'unità archivistica è fornita inoltre la segnatura, che rispecchia l'ordinamento fisico delle unità all'interno dell'Archivio ovvero delle diverse serie e sottoserie in cui è strutturato. La segnatura esprime la posizione fisica dell'unità archivistica ed è stata indicata con il numero dell'unità di condizionamento (busta) in cui il fascicolo è conservato seguito dal numero d'ordine del fascicolo all'interno del contenitore: ad esempio b. 1, fasc. 1, indica il 1° fascicolo della busta numerata con il numero 1 (nel caso dei manifesti conservati all'interno di tubi ci si è limitati a fornire i relativi numeri d'ordine delle unità di conservazione).
Relativamente alle unità archivistiche, inoltre, sono opportune ulteriori precisazioni:


  • il titolo, se originale, è stato riportato tra virgolette (" "); se ritenuto non sufficientemente chiaro è stato integrato e le integrazioni sono state poste tra parentesi quadre.
  • Il titolo, se attribuito durante il primo intervento di riorganizzazione delle carte compiuto sul fondo, è stato riportato fedelmente ma senza l'aggiunta di alcun segno grafico.
  • Il titolo, se assegnato durante il riordino, è stato riportato tra parentesi quadre.
  • Nei titoli, le abbreviazioni e gli acronimi sono stati sciolti.

Si è fatto ricorso alle Note, infine, nei casi in cui si è ritenuto necessario fornire indicazioni che non potevano trovare posto negli altri campi(II); in particolare, nelle note relative alle unità archivistiche create durante il riordinamento, si è provveduto a segnalare l'eventuale provenienza della documentazione in esse contenute(III).
Relativamente al soggetto produttore, infine, oltre alla denominazione e all'arco cronologico di esistenza, si è fornito un essenziale profilo storico-istituzionale.
Nel marzo 2017, l'Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini ha deciso di rendere disponibile l'inventario online, per il tramite della piattaforma web Memorie di Marca (http://memoriedimarca.it) ed il software di descrizione archivistica AtoM. Nell'ambito dello svolgimento dell'attività di pubblicazione dello strumento di ricerca, sono state quindi realizzate le seguenti azioni:

  • descrizione dell’istituto conservatore Archivio-Biblioteca Enrico Travaglini, in conformità con quanto disposto dallo standard internazionale di descrizione ISDIAH;
  • con riferimento all'attività di migrazione nella piattaforma Memorie di Marca dell’inventario redatto con xDAMS, nel caso delle unità archivistiche i valori dell’elemento di descrizione "Segnatura attuale" (elemento non previsto dal software di descrizione AtoM) sono stati riportati all'interno dell’elemento di descrizione Segnatura/e o codice/i identificativo/i (ISAD, 3.1.1)(IV);
  • indicizzazione dei nomi e dei luoghi citati nell'inventario: creazione di punti di accesso alle descrizioni archivistiche attraverso la redazione di record d'autorità relativi a persone, enti e famiglie e la valorizzazione della tassonomia Luoghi.

Tavola delle abbreviazioni e sigle(V)

AOam: Archivio dell’Organizzazione anarchica marchigiana
b./bb.: busta/e
b/n: bianco e nero
Cdc: Commissione di corrispondenza
Cfr.: confronta
Cgil: Confederazione generale italiana del lavoro
Cisl: Confederazione italiana sindacati lavoratori
col.: a colori
Csi: Commissione sindacale interregionale
Cnla: Convegno nazionale lavoratori anarchici
Dc: Democrazia cristiana
doc./docc.: documento/i
f.: foglio
Fai: Federazione anarchica italiana
fasc./fascc.: fascicolo/i
Fca: Federazione comunista anarchica
Fcll: Federazione comunista libertaria ligure
Fdca: Federazione dei comunisti anarchici
ms./mss.: manoscritto/a, manoscritti/e
n./nn.: numero/i
n.u.: numero unico
Oal: Organizzazione anarchica ligure
Oam: Organizzazione anarchica marchigiana
Oap: Organizzazione anarchica pugliese
Ocl: Organizzazione dei comunisti libertari/Organizzazione comunista libertaria
Ora: Organizzazione rivoluzionaria anarchica
p./pp.: pagina/e
Pci: Partito comunista italiano
Pdup: Partito di unità proletaria
Psiup: Partito socialista di unità proletaria
Ucat: Unione dei comunisti anarchici della Toscana
Uil: Unione italiana del lavoro
verb./verbb.: verbale/i
s.d.: senza data
s.n.: senza numero
tit.: titolo
v.: verso

NOTE
(I) Cfr. ad esempio AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Delle Sezioni dell’Organizzazione anarchica marchigiana tra loro. 1975", b. 3, fasc. 22, per il quale è stata valorizzata la data come segue: "1975 con 1 doc. del 1974 e 1 doc. del 1976".
(II) Cfr. ad esempio ivi, fasc. [Federazione dei comunisti anarchici] (b. 25, fasc. 30), per il quale la nota è stata valorizzata come segue: «Ora e Ucat confluirono nella Fdca. Fasc. creato durante il riordinamento aggregando docc. in forma sciolta conservati nella b. denominata "Ora-Ucat -> Fdca"».
(III) Vedi nota II.
(IV) Vedi ad esempio AOam, serie Carteggio amministrativo, fasc. "Organizzazione anarchica marchigiana (Lettere, circolari, eccetera)", la cui segnatura valorizzata per il tramite del software xDAMS corrispondeva a: b. 1, fasc. 3. Il valore assegnato all'elemento Segnatura/e o codice/i identificativo/i è quindi il seguente: IT ABET OAM-1-3-b.1-fasc.3
(V) Non si elencano le abbreviazioni utilizzate nel caso dei nomi dei mesi, che sono stati tutti abbreviati riportando le prime tre lettere del nome seguite dal punto (ad esempio gennaio è stato abbreviato in gen; febbraio in feb.).

Segnatura

Punti di accesso

Punti d'accesso per soggetto

Punti d'accesso per nome

Punti d'accesso per tipologia e forma

Area di controllo della descrizione

Codice identificativo della descrizione

Codici identificativi delle istituzioni responsabili

Norme e/o convenzioni

Grado di elaborazione

Livello di completezza

Date di creazione, revisione, cancellazione

Lingua/e

Scrittura/e

Fonti


  • L. Balsamini, Fonti scritte e orali per la storia dell'Organizzazione anarchica marchigiana (1972-1979). Inventario del fondo archivistico a cura di Matteo Sisti, Bologna, BraDypUS, 2016 (Strumenti, 1).

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Soggetti collegati

Persone ed enti collegati

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