Area dell'identificazione
Tipologia del soggetto produttore
Persona
Forma/e autorizzata/e del nome
Pierangeli, Wolframo
Forme parallele del nome
Forme del nome normalizzate secondo altre regole
Altre forme del nome
Codici identificativi di enti
Area della descrizione
Date di esistenza
1895 apr. 10 - 1974 gen. 30
Storia
Pierangeli è una figura di spicco dell’antifascismo pesarese, nato nel 1895 a Civitanova Marche, si trasferisce nel 1906 a Urbino dove si forma in un ambiente laico influenzato dalla figura del medico socialista Domenico Gasparini. Nel 2011 raggiunge in Argentina il padre Stefano, direttore artistico del teatro Colón di Buenos Aires, ma nel 1915 torna in Italia e viene chiamato alle armi. L’esperienza della Prima guerra mondiale rafforza le idee socialiste e lo porta a impegnarsi nell’attività politica fin dalle elezioni del 1919. Pierangeli a Pesaro si diploma geometra e nel 1920 si sposta in Veneto a Spresiano dove viene nominato segretario della sezione del Partito socialista. A capo di una cooperativa di muratori inizia da Spresiano un’attività di copertura che gli permette di assumere i compagni socialisti costretti ad allontanarsi da Pesaro. Per seguire il lavoro nei cantieri riesce a spostarsi in diverse regioni e a portare avanti l’attività clandestina per proteggere gli antifascisti pesaresi a cui dà lavoro e sostiene economicamente. Nel 1921 a Pesaro conosce Egisto Cappellini, dirigente comunista fra i fondatori del Partito a Livorno, che sarà il suo contatto con l’organizzazione clandestina del Partito. Pierangeli è controllato dalla polizia e più volte picchiato dai fascisti, viene allontanato da Pesaro nella prima metà degli anni Venti e costretto a trasferirsi in Sicilia e in Calabria. Riesce comunque a mantenere i contatti con Cappellini e quando nel 1931, con una ditta di copertura, vince una gara d’appalto a Sanremo può assumere a lavorare i comunisti pesaresi, fra questi Alfonso Tomasucci, antifascista condannato dal Tribunale speciale e Mario Bertini, che sarà segretario della Camera del Lavoro dopo la guerra, fra i suoi collaboratori avrà anche Ottavio Ricci, nel 1944 comandante della V Brigata Garibaldi Pesaro. Adducendo motivazioni di lavoro Pierangeli, Ricci e Bertini possono andare in Francia a Nizza a recuperare materiale stampato clandestinamente per portarlo a Torino a Cappellini. Da Sanremo Pierangeli riesce a favorire la fuga in Francia dei fratelli Ugolini condannati dal Tribunale speciale e a fornire notevoli aiuti economici al Partito e per la stampa dell’Unità.
Nel 1934 Pierangeli insieme a Claudio Cangiotti acquista la Fornace che verrà utilizzata come sede dell’attività clandestina del PCI e, grazie alla possibilità di muoversi per esigenze dell’azienda, Cappellini può disporre dell’auto per spostarsi sul territorio nazionale.
La mattina del 26 luglio 1943 fra i pesaresi che festeggiano in piazza la caduta del fascismo ci sono anche Pierangeli e Mario Bertini e il 27 nell’ufficio di Pierangeli al n. 8 di via Rossini si decide la costituzione del “Fronte nazionale d’azione”. Dopo l’armistizio si costituisce il Comitato di liberazione nazionale con il compito di organizzare e dirigere il movimento di resistenza. Il 15 settembre 1943 Pierangeli riceve dal PCI l’incarico di prendere contatti con gli alleati. Parte insieme a Vittorio Fanelli di Ancona e Leone Bernardi di Fermo con la sua macchina in quella che Cappellini chiama la “missione Pierangeli” con l’obiettivo di esporre la situazione della costa adriatica in vista di un possibile sbarco a nord, all’altezza di Ancona.
La “missione Pierangeli” si rivela difficile, gli inglesi diffidano dei comunisti e passeranno mesi per ottenere aiuti e armi. Pierangeli rimane bloccato fra Bari, Napoli e Salerno fino alla fine di maggio 1944, partecipa a Napoli il 28 novembre del 1943 alla riunione dei Comitati di liberazione e al Congresso del Comitato di liberazione nazionale a Bari, del gennaio 1944. Come rappresentante del PCI pesarese è in Ancona in agosto e torna a Pesaro prima dell’offensiva sulla Linea Gotica.
Nell’ottobre del 1944 Pierangeli viene nominato Presidente della Deputazione provinciale di Pesaro dal Colonnello Nicholls del Governo militare alleato in accordo con il CLN, subentrando a Claudio Cecchi che aveva ricoperto la carica dal 18 settembre. L’insediamento si tiene il 13 ottobre 1944 a Urbino nella sede dell’Università in quanto la sede della Provincia a Pesaro era inagibile.
I problemi che la Provincia si trova ad affrontare per riattivare i servizi di sua pertinenza sono immensi: strade interrotte, ponti distrutti, l’ospedale psichiatrico occupato dalle truppe alleate con i malati fatti sfollare fuori regione, il consorzio antitubercolare funzionante solo a Urbino, il laboratorio di igiene e profilassi completamente devastato. La difficoltà di avere strumenti e servizi operativi rendeva drammatica la ripresa in un territorio che aveva avuto il maggior numero di distruzione fra le province marchigiane.
La stima dei danni per la provincia di Pesaro era stata calcolata in 30 miliardi di lire, con i danni più gravi in agricoltura nella bassa valle del Foglia a ridosso della Linea Gotica, gravissimi i danni alle industrie con stabilimenti bombardati e macchinari smantellati dai tedeschi, danni enormi alla viabilità e alle case con 37.000 vani distrutti e 87.000 danneggiate, ancora nel 1955 Il Solco denuncia che più di 2300 case coloniche sono inabitabili. Drammatica la condizione della popolazione a cui si aggiunge il dramma del ritorno dei reduci dai campi di internamento. I primi interventi in condizioni di emergenza vengono indirizzati al restauro dei fabbricati pubblici, al ripristino della viabilità, allo sminamento dei terreni coltivabili. Per i lavori nelle strade la Provincia assume personale tecnico e affida i lavori a cooperative esistenti favorendo la costituzione di altre, ma le risorse sono inadeguate e il problema gravissimo della disoccupazione è al centro dell’azione del sindacato e delle forze politiche.
A un anno dall’insediamento, Pierangeli al convegno del CLN, pur tracciando un primo bilancio positivo sull’attività svolta, denuncia la mancanza di risorse per far fronte alla disoccupazione, che nella seconda metà del 1945 ammonta nella provincia a oltre 13.000 unità e promuove un’azione insieme agli amministratori marchigiani per ottenere dal governo un finanziamento straordinario per la ricostruzione.
A maggio del 1945 con l’uscita di scena del Governo militare alleato l’attività politica dei partiti riprende più liberamente. Il partito comunista con una struttura capillare su tutto il territorio e dirigenti che si erano formati durante la lotta clandestina al fascismo e poi nella guerra partigiana riesce a impostare una struttura organizzativa in grado di elaborare programmi per le necessità del territorio provinciale.
Il 1946 vede ancora aumentare la disoccupazione e la ripresa dell’emigrazione in seguito agli accordi con il Belgio. Pierangeli convoca gli industriali e li sprona ad assumere nuovi operai, ad ampliare e modernizzare gli impianti.
Fino al 1946 anche le componenti del mondo cattolico nelle giunte comunali e nella Deputazione provinciale fanno prevalere il senso di responsabilità operando in modo unitario, ma con le elezioni amministrative del 1946, con la netta prevalenza dei partiti di sinistra e dopo il successo del referendum, in cui la Repubblica prevale con il 71,35 % delle preferenze, viene meno quel clima di collaborazione che si chiuderà con la vittoria della DC alle elezioni del 18 aprile 1948.
Le elezioni del 1948 si svolgono in un clima di violenze ed eccessi con frequenti incidenti nel corso dei comizi. Particolarmente astioso il confronto che coinvolge il leader DC Umberto Tupini, attivo nella provincia di Pesaro, che non manca di sferrare attacchi contro Renato Fastigi e Pierangeli.
Pierangeli a sua volta risponde agli attacchi denunciando Tupini per l’utilizzo di fondi pubblici per la campagna elettorale del figlio Giorgio. Polemiche e attacchi personali si ripeteranno anche nelle elezioni del 1951 quando Pierangeli viene accusato da Raffaele Elia, senatore democristiano già segretario del Partito polare di Fano, di violare le norme contrattuali e previdenziali dei dipendenti della Pica, a queste accuse Pierangeli risponde con una lettera aperta in cui invita Elia a presentarsi “senza preavviso” per constatare come alla Pica “sussistano le più ampie garanzie di libertà politica e sindacale per le maestranze […] completi servizi per rendere più confortevole il lavoro (docce con acqua calda, spogliatoi, mensa ecc.)” lo invita poi ad usufruire della mensa “presso la quale viene fornito agli operai un vitto certamente non inferiore a quello somministrato in un buon ristorante”.
La vittoria della DC alle elezioni del 1948, nonostante la tenuta del Partito comunista, è l’occasione, attraverso l’interpretazione strumentale di norme e procedure amministrative, della sospensione per i più svariati motivi, di molti sindaci di sinistra, compreso Renato Fastigi nel 1950. Ma la forzatura maggiore è quella che porta il 12 ottobre 1948 alla sospensione di Pierangeli. Il provvedimento scatena reazioni durissime sulla stampa, si tengono manifestazioni e convegni che si sommano alla crisi economica con il rallentamento dei lavori per la ricostruzione denunciato dalla Camera del lavoro e con una conflittualità altissima che vede nuove forme di lotta nelle campagne, come il sequestro dei padroni a Macerata Feltria e gli scioperi alla rovescia.
Nel clima conflittuale che si era affermato dopo le elezioni dell’aprile 1948 è tuttavia significativo che la giunta della Deputazione uscente di ispirazione ciellenista si presenti unita, con il rappresentante democristiano e quello repubblicano che sconfessano l’operazione politica dei rispettivi partiti riconoscendo i risultati della Deputazione uscente e l’equilibrio del presidente Pierangeli.
Ad illustrazione di quanto realizzato nei quattro anni dalla Liberazione al 15 ottobre 1948 la Provincia pubblica la relazione della presidenza. L’opuscolo di 48 pagine è corredato da fotografie, cartine e grafici, Pierangeli sottolinea in premessa che “attraverso difficoltà d’ogni genere che parevano insormontabili, la Deputazione […] vuole ricordare che fin dai momenti tragici dell’immediato dopoguerra ha saputo dare il primo impulso ed un apporto deciso per la rapida ripresa della vita sociale, finanziaria ed economica della nostra provincia”.
La relazione prosegue illustrando nel dettaglio tutti gli interventi, con particolare dettaglio per il ripristino della viabilità con le foto e le descrizioni dei ponti ricostruiti, la riparazione degli edifici di proprietà provinciale e le nuove costruzioni. Pierangeli affronta anche il problema dell’ospedale psichiatrico, che aveva visitato rimanendo molto colpito per le condizioni in cui erano costretti i malati, proponendo l’acquisto dei terreni, per la costruzione di un nuovo ospedale in cui migliorare le condizioni di vita e di cura dei malati.
L’opuscolo elenca gli interventi per il Consorzio antitubercolare, per la Federazione maternità e infanzia, per l’assistenza agli illegittimi e per il settore artistico e culturale con il finanziamento agli asili, alle scuole, all’ente Olivieri, al concorso delle filodrammatiche, al Liceo musicale Rossini e all’Università. Per il Liceo Rossini ricorda l’impegno economico per integrare i “miseri stipendi” dei professori e per nominare il maestro Franco Alfano, già direttore dal 1942 al 1947 dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, direttore dal 1947 al 1950 del Conservatorio Rossini di Pesaro. Pierangeli che ha una grande passione per la musica conclude che “per la Deputazione resterà la soddisfazione di aver compiuto un atto sentito dai nostri cultori d’arte e dalle popolazioni della nostra provincia, molto sensibili all’arte musicale”.
Nella nuova giunta, presieduta dal democristiano Giuseppe Anfossi, che rimarrà in carica solo per tre anni, la componente comunista è rappresentata dai soli Oliviero Mattioli e Giuseppe Mari. In un clima politico profondamente cambiato dopo le elezioni del 1948, con la rottura dell’unità sindacale e la politica del governo contro i lavoratori, la nuova Deputazione procede con l’attività ordinaria senza l’impulso che aveva caratterizzato il quadriennio di Pierangeli. L’opposizione della sinistra sarà durissima e costruttiva e, a fronte dell’immobilismo di Anfossi, contrappone una intensa attività politica che culmina con la stesura, coordinata da Pierangeli, del “Piano del lavoro” nel giugno del 1950 che prevedeva un complesso di progetti per l’edilizia pubblica, la riforma agraria e bonifica fondiaria.
La Deputazione retta da Anfossi si chiude con le elezioni del maggio 1951 dove socialisti e comunisti recuperano consensi rispetto alle elezioni del 1948. Il nuovo Consiglio provinciale si riunisce il 16 giugno 1951, Pierangeli viene eletto presidente con i voti della maggioranza mentre gli 11 consiglieri dell’opposizione, fra questi anche Arnaldo Forlani, si limitano a votare scheda bianca.
La nuova Giunta presieduta da Pierangeli affronta il problema della disoccupazione che condizionava la ripresa produttiva e lo sviluppo del territorio provinciale. I dati sulle condizioni economiche presentano un panorama drammatico: la disoccupazione aumentata a oltre 15.000 unità con il numero di emigranti in aumento anche a seguito dei licenziamenti nelle miniere della Montecatini. Pierangeli, convinto che le politiche per lo sviluppo dovessero presupporre la conoscenza delle risorse economiche utilizzabili, promuove una ricognizione della realtà provinciale, la costituzione di commissioni per lo studio dei problemi idrici e di indagine sulle risorse del sottosuolo.
Nell’opuscolo “Sulla irrigazione della bassa val Metauro” pubblicato dal PCI, Pierangeli risponde alle polemiche sollevate sul “Giornale dell’Emilia” dalle opposizioni, sottolineando i benefici derivanti dalle opere idriche per l’agricoltura e per l’occupazione. Per la Provincia Pierangeli rivendica un ruolo propulsivo con investimenti produttivi e concreti interventi sulle infrastrutture pubbliche, in contrapposizione a una politica di tipo assistenziale.
Su questi presupposti fra le azioni che la Provincia promuove spiccano le iniziative per la realizzazione dell’autostrada “Adriatica”, a lungo osteggiata dalla DC e dai presidenti delle province di Ascoli e Macerata. Gianfranco Giamperoli, assessore nella Giunta Pierangeli, ricorda anche la sistemazione della rete viaria di competenza con l’asfaltatura che passa dal 13,95% al 48,89%, il piano di valorizzazione delle acque del Metauro, l’aggiornamento della carta geologica e infine la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Pierangeli contrattacca deciso agli attacchi personali e a quelli che fanno riferimento alle azioni della Provincia denunciando l’immobilismo alla “Robinson Crosuè” dell’opposizione che si oppone a innovazioni come l’istituzione di autolinee urbane e la realizzazione dell’autostrada, dimenticando “che vi sono servizi, beni ed opere che assumono un grado di economicità non misurabile col ristretto metro dell’interesse individuale e che assurgono al rango di pubbliche necessità di vita e di sviluppo economico-sociale per la collettività”.
Alle elezioni del maggio 1956 socialisti e comunisti si presentano insieme con la lista “Torre, incudine, libro” con un programma che porta lo stesso titolo del Piano del lavoro “Per la rinascita economica e sociale della provincia” confermando un rapporto unitario frutto del lavoro delle precedenti amministrazioni. Il PCI perde consensi rispetto al 1951 e anche la maggioranza relativa a vantaggio della DC, nessuna donna viene eletta a fronte delle tre del precedente mandato. La rivelazione dei crimini di Stalin al XX Congresso del partito comunista sovietico favorisce il successo del partito socialista e l’arretramento del PCI.
Il nuovo Consiglio provinciale si insedia il 21 giugno 1956 e Pierangeli risulta eletto con i voti comunisti e socialisti. Il programma riprende il progetto dell’autostrada, la valorizzazione turistica, il prolungamento della ferrovia fino a San Sepolcro, la ricerca di idrocaburi, il potenziamento dell’istruzione tecnica. Riprendono inoltre gli studi sui problemi dello sviluppo economico della provincia.
Ma a segnare le sorti della Giunta retta da Pierangeli è il terremoto provocato dall’insurrezione ungherese e dalla repressione delle truppe sovietiche dell’ottobre 1956. Il dibattito acceso nel partito e nella città si svolge anche in Consiglio provinciale. Socialisti e comunisti si trovano su posizioni diverse. Per i comunisti le rivelazioni che Cappellini da testimone diretto, aveva fatto dei fatti di Ungheria, sono un elemento di forte imbarazzo.
L’approvazione del bilancio preventivo del 1957 a fine febbraio sarà l’ultimo atto firmato da Pierangeli che inaspettatamente si dimette per motivi personali. La gestione del partito del “caso Cappellini” a cui Pierangeli è legato da una grande amicizia fin dagli anni Venti, sono probabilmente la causa delle dimissioni a cui si aggiungono rapporti sempre più difficili con i socialisti tentati dalla DC per la costituzione di una nuova maggioranza.
Dopo le dimissioni di Pierangeli il Consiglio vota Giuseppe Mari come presidente, che dopo due anni, a un anno dal rinnovo del Consiglio provinciale, deve dimettersi “per accordi intervenuti tra il PSI e il PCI sulla distribuzione delle responsabilità di direzione degli enti amministrati”. Pierangeli nella riunione della Segreteria della Federazione dichiara che voterà per “sola disciplina di partito” il socialista Lottaldo Giuliani alla Presidenza della Provincia, chiedendo che “la Direzione del Partito invii al più presto un suo autorevole dirigente estraneo all’ambiente perché stabilisca le responsabilità per la confusione determinatasi nella Federazione di Pesaro”.
Dopo l’intensa attività politica Pierangeli si dedicherà alla Pica, l’azienda di laterizi fondata insieme all’amico Claudio Cangiotti che, negli anni drammatici del dopoguerra completamente distrutta dai bombardamenti, rinasce grazie al lavoro degli operai come racconta in un’intervista Catervo Cangiotti
“Un gruppo di operai che erano molto affezionati e legati alle nostre famiglie ci aiutarono. Però quei mattoni che si cuocevano in quelle buche non vennero venduti ma vennero usati per ricostruire gli stabilimenti che erano stati distrutti”.
Nelle testimonianze degli operai della Pica di Wolframo Pierangeli viene sottolineata la correttezza e il rispetto per i suoi dipendenti, insieme a Claudio Cangiotti ha condiviso un’idea di fabbrica che nel dopoguerra ha portato le famiglie dei dipendenti dalla povertà a una condizione di benessere, fornendo anche aiuti economici per costruire le loro case e far studiare i propri figli.
Pierangeli, per incarico del Partito comunista, aveva fatto parte di delegazioni in visita nei paesi dell’est Europa dai quali forse aveva tratto ispirazione. Del viaggio in Cecoslovacchia, nell’agosto del 1948, della delegazione formata dal Senatore Egisto Cappellini, da Renato Fastigi, Sindaco di Pesaro e Wolframo Pierangeli, ancora per poco Presidente della Deputazione provinciale, abbiamo una dettagliatissima relazione, in cui Pierangeli, descrive con entusiasmo il sistema produttivo nelle campagne e nelle fabbriche, i benefici offerti ai dipendenti, abitazioni, mense, istruzione gratuita in orario di lavoro, cure mediche anche per le famiglie e assistenza per la maternità, comprese anche attività ricreative e sportive.
Pierangeli, figlio di musicista, con la passione per la musica andrà a ricoprire la carica di Presidente della Fondazione Rossini, contribuendo alla riscoperta di Rossini con la pubblicazione dell’opera omnia in edizione critica nel 1971.
Wolframo Pierangeli muore a Roma il 30 gennaio 1974.
Nel 1934 Pierangeli insieme a Claudio Cangiotti acquista la Fornace che verrà utilizzata come sede dell’attività clandestina del PCI e, grazie alla possibilità di muoversi per esigenze dell’azienda, Cappellini può disporre dell’auto per spostarsi sul territorio nazionale.
La mattina del 26 luglio 1943 fra i pesaresi che festeggiano in piazza la caduta del fascismo ci sono anche Pierangeli e Mario Bertini e il 27 nell’ufficio di Pierangeli al n. 8 di via Rossini si decide la costituzione del “Fronte nazionale d’azione”. Dopo l’armistizio si costituisce il Comitato di liberazione nazionale con il compito di organizzare e dirigere il movimento di resistenza. Il 15 settembre 1943 Pierangeli riceve dal PCI l’incarico di prendere contatti con gli alleati. Parte insieme a Vittorio Fanelli di Ancona e Leone Bernardi di Fermo con la sua macchina in quella che Cappellini chiama la “missione Pierangeli” con l’obiettivo di esporre la situazione della costa adriatica in vista di un possibile sbarco a nord, all’altezza di Ancona.
La “missione Pierangeli” si rivela difficile, gli inglesi diffidano dei comunisti e passeranno mesi per ottenere aiuti e armi. Pierangeli rimane bloccato fra Bari, Napoli e Salerno fino alla fine di maggio 1944, partecipa a Napoli il 28 novembre del 1943 alla riunione dei Comitati di liberazione e al Congresso del Comitato di liberazione nazionale a Bari, del gennaio 1944. Come rappresentante del PCI pesarese è in Ancona in agosto e torna a Pesaro prima dell’offensiva sulla Linea Gotica.
Nell’ottobre del 1944 Pierangeli viene nominato Presidente della Deputazione provinciale di Pesaro dal Colonnello Nicholls del Governo militare alleato in accordo con il CLN, subentrando a Claudio Cecchi che aveva ricoperto la carica dal 18 settembre. L’insediamento si tiene il 13 ottobre 1944 a Urbino nella sede dell’Università in quanto la sede della Provincia a Pesaro era inagibile.
I problemi che la Provincia si trova ad affrontare per riattivare i servizi di sua pertinenza sono immensi: strade interrotte, ponti distrutti, l’ospedale psichiatrico occupato dalle truppe alleate con i malati fatti sfollare fuori regione, il consorzio antitubercolare funzionante solo a Urbino, il laboratorio di igiene e profilassi completamente devastato. La difficoltà di avere strumenti e servizi operativi rendeva drammatica la ripresa in un territorio che aveva avuto il maggior numero di distruzione fra le province marchigiane.
La stima dei danni per la provincia di Pesaro era stata calcolata in 30 miliardi di lire, con i danni più gravi in agricoltura nella bassa valle del Foglia a ridosso della Linea Gotica, gravissimi i danni alle industrie con stabilimenti bombardati e macchinari smantellati dai tedeschi, danni enormi alla viabilità e alle case con 37.000 vani distrutti e 87.000 danneggiate, ancora nel 1955 Il Solco denuncia che più di 2300 case coloniche sono inabitabili. Drammatica la condizione della popolazione a cui si aggiunge il dramma del ritorno dei reduci dai campi di internamento. I primi interventi in condizioni di emergenza vengono indirizzati al restauro dei fabbricati pubblici, al ripristino della viabilità, allo sminamento dei terreni coltivabili. Per i lavori nelle strade la Provincia assume personale tecnico e affida i lavori a cooperative esistenti favorendo la costituzione di altre, ma le risorse sono inadeguate e il problema gravissimo della disoccupazione è al centro dell’azione del sindacato e delle forze politiche.
A un anno dall’insediamento, Pierangeli al convegno del CLN, pur tracciando un primo bilancio positivo sull’attività svolta, denuncia la mancanza di risorse per far fronte alla disoccupazione, che nella seconda metà del 1945 ammonta nella provincia a oltre 13.000 unità e promuove un’azione insieme agli amministratori marchigiani per ottenere dal governo un finanziamento straordinario per la ricostruzione.
A maggio del 1945 con l’uscita di scena del Governo militare alleato l’attività politica dei partiti riprende più liberamente. Il partito comunista con una struttura capillare su tutto il territorio e dirigenti che si erano formati durante la lotta clandestina al fascismo e poi nella guerra partigiana riesce a impostare una struttura organizzativa in grado di elaborare programmi per le necessità del territorio provinciale.
Il 1946 vede ancora aumentare la disoccupazione e la ripresa dell’emigrazione in seguito agli accordi con il Belgio. Pierangeli convoca gli industriali e li sprona ad assumere nuovi operai, ad ampliare e modernizzare gli impianti.
Fino al 1946 anche le componenti del mondo cattolico nelle giunte comunali e nella Deputazione provinciale fanno prevalere il senso di responsabilità operando in modo unitario, ma con le elezioni amministrative del 1946, con la netta prevalenza dei partiti di sinistra e dopo il successo del referendum, in cui la Repubblica prevale con il 71,35 % delle preferenze, viene meno quel clima di collaborazione che si chiuderà con la vittoria della DC alle elezioni del 18 aprile 1948.
Le elezioni del 1948 si svolgono in un clima di violenze ed eccessi con frequenti incidenti nel corso dei comizi. Particolarmente astioso il confronto che coinvolge il leader DC Umberto Tupini, attivo nella provincia di Pesaro, che non manca di sferrare attacchi contro Renato Fastigi e Pierangeli.
Pierangeli a sua volta risponde agli attacchi denunciando Tupini per l’utilizzo di fondi pubblici per la campagna elettorale del figlio Giorgio. Polemiche e attacchi personali si ripeteranno anche nelle elezioni del 1951 quando Pierangeli viene accusato da Raffaele Elia, senatore democristiano già segretario del Partito polare di Fano, di violare le norme contrattuali e previdenziali dei dipendenti della Pica, a queste accuse Pierangeli risponde con una lettera aperta in cui invita Elia a presentarsi “senza preavviso” per constatare come alla Pica “sussistano le più ampie garanzie di libertà politica e sindacale per le maestranze […] completi servizi per rendere più confortevole il lavoro (docce con acqua calda, spogliatoi, mensa ecc.)” lo invita poi ad usufruire della mensa “presso la quale viene fornito agli operai un vitto certamente non inferiore a quello somministrato in un buon ristorante”.
La vittoria della DC alle elezioni del 1948, nonostante la tenuta del Partito comunista, è l’occasione, attraverso l’interpretazione strumentale di norme e procedure amministrative, della sospensione per i più svariati motivi, di molti sindaci di sinistra, compreso Renato Fastigi nel 1950. Ma la forzatura maggiore è quella che porta il 12 ottobre 1948 alla sospensione di Pierangeli. Il provvedimento scatena reazioni durissime sulla stampa, si tengono manifestazioni e convegni che si sommano alla crisi economica con il rallentamento dei lavori per la ricostruzione denunciato dalla Camera del lavoro e con una conflittualità altissima che vede nuove forme di lotta nelle campagne, come il sequestro dei padroni a Macerata Feltria e gli scioperi alla rovescia.
Nel clima conflittuale che si era affermato dopo le elezioni dell’aprile 1948 è tuttavia significativo che la giunta della Deputazione uscente di ispirazione ciellenista si presenti unita, con il rappresentante democristiano e quello repubblicano che sconfessano l’operazione politica dei rispettivi partiti riconoscendo i risultati della Deputazione uscente e l’equilibrio del presidente Pierangeli.
Ad illustrazione di quanto realizzato nei quattro anni dalla Liberazione al 15 ottobre 1948 la Provincia pubblica la relazione della presidenza. L’opuscolo di 48 pagine è corredato da fotografie, cartine e grafici, Pierangeli sottolinea in premessa che “attraverso difficoltà d’ogni genere che parevano insormontabili, la Deputazione […] vuole ricordare che fin dai momenti tragici dell’immediato dopoguerra ha saputo dare il primo impulso ed un apporto deciso per la rapida ripresa della vita sociale, finanziaria ed economica della nostra provincia”.
La relazione prosegue illustrando nel dettaglio tutti gli interventi, con particolare dettaglio per il ripristino della viabilità con le foto e le descrizioni dei ponti ricostruiti, la riparazione degli edifici di proprietà provinciale e le nuove costruzioni. Pierangeli affronta anche il problema dell’ospedale psichiatrico, che aveva visitato rimanendo molto colpito per le condizioni in cui erano costretti i malati, proponendo l’acquisto dei terreni, per la costruzione di un nuovo ospedale in cui migliorare le condizioni di vita e di cura dei malati.
L’opuscolo elenca gli interventi per il Consorzio antitubercolare, per la Federazione maternità e infanzia, per l’assistenza agli illegittimi e per il settore artistico e culturale con il finanziamento agli asili, alle scuole, all’ente Olivieri, al concorso delle filodrammatiche, al Liceo musicale Rossini e all’Università. Per il Liceo Rossini ricorda l’impegno economico per integrare i “miseri stipendi” dei professori e per nominare il maestro Franco Alfano, già direttore dal 1942 al 1947 dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, direttore dal 1947 al 1950 del Conservatorio Rossini di Pesaro. Pierangeli che ha una grande passione per la musica conclude che “per la Deputazione resterà la soddisfazione di aver compiuto un atto sentito dai nostri cultori d’arte e dalle popolazioni della nostra provincia, molto sensibili all’arte musicale”.
Nella nuova giunta, presieduta dal democristiano Giuseppe Anfossi, che rimarrà in carica solo per tre anni, la componente comunista è rappresentata dai soli Oliviero Mattioli e Giuseppe Mari. In un clima politico profondamente cambiato dopo le elezioni del 1948, con la rottura dell’unità sindacale e la politica del governo contro i lavoratori, la nuova Deputazione procede con l’attività ordinaria senza l’impulso che aveva caratterizzato il quadriennio di Pierangeli. L’opposizione della sinistra sarà durissima e costruttiva e, a fronte dell’immobilismo di Anfossi, contrappone una intensa attività politica che culmina con la stesura, coordinata da Pierangeli, del “Piano del lavoro” nel giugno del 1950 che prevedeva un complesso di progetti per l’edilizia pubblica, la riforma agraria e bonifica fondiaria.
La Deputazione retta da Anfossi si chiude con le elezioni del maggio 1951 dove socialisti e comunisti recuperano consensi rispetto alle elezioni del 1948. Il nuovo Consiglio provinciale si riunisce il 16 giugno 1951, Pierangeli viene eletto presidente con i voti della maggioranza mentre gli 11 consiglieri dell’opposizione, fra questi anche Arnaldo Forlani, si limitano a votare scheda bianca.
La nuova Giunta presieduta da Pierangeli affronta il problema della disoccupazione che condizionava la ripresa produttiva e lo sviluppo del territorio provinciale. I dati sulle condizioni economiche presentano un panorama drammatico: la disoccupazione aumentata a oltre 15.000 unità con il numero di emigranti in aumento anche a seguito dei licenziamenti nelle miniere della Montecatini. Pierangeli, convinto che le politiche per lo sviluppo dovessero presupporre la conoscenza delle risorse economiche utilizzabili, promuove una ricognizione della realtà provinciale, la costituzione di commissioni per lo studio dei problemi idrici e di indagine sulle risorse del sottosuolo.
Nell’opuscolo “Sulla irrigazione della bassa val Metauro” pubblicato dal PCI, Pierangeli risponde alle polemiche sollevate sul “Giornale dell’Emilia” dalle opposizioni, sottolineando i benefici derivanti dalle opere idriche per l’agricoltura e per l’occupazione. Per la Provincia Pierangeli rivendica un ruolo propulsivo con investimenti produttivi e concreti interventi sulle infrastrutture pubbliche, in contrapposizione a una politica di tipo assistenziale.
Su questi presupposti fra le azioni che la Provincia promuove spiccano le iniziative per la realizzazione dell’autostrada “Adriatica”, a lungo osteggiata dalla DC e dai presidenti delle province di Ascoli e Macerata. Gianfranco Giamperoli, assessore nella Giunta Pierangeli, ricorda anche la sistemazione della rete viaria di competenza con l’asfaltatura che passa dal 13,95% al 48,89%, il piano di valorizzazione delle acque del Metauro, l’aggiornamento della carta geologica e infine la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.
Pierangeli contrattacca deciso agli attacchi personali e a quelli che fanno riferimento alle azioni della Provincia denunciando l’immobilismo alla “Robinson Crosuè” dell’opposizione che si oppone a innovazioni come l’istituzione di autolinee urbane e la realizzazione dell’autostrada, dimenticando “che vi sono servizi, beni ed opere che assumono un grado di economicità non misurabile col ristretto metro dell’interesse individuale e che assurgono al rango di pubbliche necessità di vita e di sviluppo economico-sociale per la collettività”.
Alle elezioni del maggio 1956 socialisti e comunisti si presentano insieme con la lista “Torre, incudine, libro” con un programma che porta lo stesso titolo del Piano del lavoro “Per la rinascita economica e sociale della provincia” confermando un rapporto unitario frutto del lavoro delle precedenti amministrazioni. Il PCI perde consensi rispetto al 1951 e anche la maggioranza relativa a vantaggio della DC, nessuna donna viene eletta a fronte delle tre del precedente mandato. La rivelazione dei crimini di Stalin al XX Congresso del partito comunista sovietico favorisce il successo del partito socialista e l’arretramento del PCI.
Il nuovo Consiglio provinciale si insedia il 21 giugno 1956 e Pierangeli risulta eletto con i voti comunisti e socialisti. Il programma riprende il progetto dell’autostrada, la valorizzazione turistica, il prolungamento della ferrovia fino a San Sepolcro, la ricerca di idrocaburi, il potenziamento dell’istruzione tecnica. Riprendono inoltre gli studi sui problemi dello sviluppo economico della provincia.
Ma a segnare le sorti della Giunta retta da Pierangeli è il terremoto provocato dall’insurrezione ungherese e dalla repressione delle truppe sovietiche dell’ottobre 1956. Il dibattito acceso nel partito e nella città si svolge anche in Consiglio provinciale. Socialisti e comunisti si trovano su posizioni diverse. Per i comunisti le rivelazioni che Cappellini da testimone diretto, aveva fatto dei fatti di Ungheria, sono un elemento di forte imbarazzo.
L’approvazione del bilancio preventivo del 1957 a fine febbraio sarà l’ultimo atto firmato da Pierangeli che inaspettatamente si dimette per motivi personali. La gestione del partito del “caso Cappellini” a cui Pierangeli è legato da una grande amicizia fin dagli anni Venti, sono probabilmente la causa delle dimissioni a cui si aggiungono rapporti sempre più difficili con i socialisti tentati dalla DC per la costituzione di una nuova maggioranza.
Dopo le dimissioni di Pierangeli il Consiglio vota Giuseppe Mari come presidente, che dopo due anni, a un anno dal rinnovo del Consiglio provinciale, deve dimettersi “per accordi intervenuti tra il PSI e il PCI sulla distribuzione delle responsabilità di direzione degli enti amministrati”. Pierangeli nella riunione della Segreteria della Federazione dichiara che voterà per “sola disciplina di partito” il socialista Lottaldo Giuliani alla Presidenza della Provincia, chiedendo che “la Direzione del Partito invii al più presto un suo autorevole dirigente estraneo all’ambiente perché stabilisca le responsabilità per la confusione determinatasi nella Federazione di Pesaro”.
Dopo l’intensa attività politica Pierangeli si dedicherà alla Pica, l’azienda di laterizi fondata insieme all’amico Claudio Cangiotti che, negli anni drammatici del dopoguerra completamente distrutta dai bombardamenti, rinasce grazie al lavoro degli operai come racconta in un’intervista Catervo Cangiotti
“Un gruppo di operai che erano molto affezionati e legati alle nostre famiglie ci aiutarono. Però quei mattoni che si cuocevano in quelle buche non vennero venduti ma vennero usati per ricostruire gli stabilimenti che erano stati distrutti”.
Nelle testimonianze degli operai della Pica di Wolframo Pierangeli viene sottolineata la correttezza e il rispetto per i suoi dipendenti, insieme a Claudio Cangiotti ha condiviso un’idea di fabbrica che nel dopoguerra ha portato le famiglie dei dipendenti dalla povertà a una condizione di benessere, fornendo anche aiuti economici per costruire le loro case e far studiare i propri figli.
Pierangeli, per incarico del Partito comunista, aveva fatto parte di delegazioni in visita nei paesi dell’est Europa dai quali forse aveva tratto ispirazione. Del viaggio in Cecoslovacchia, nell’agosto del 1948, della delegazione formata dal Senatore Egisto Cappellini, da Renato Fastigi, Sindaco di Pesaro e Wolframo Pierangeli, ancora per poco Presidente della Deputazione provinciale, abbiamo una dettagliatissima relazione, in cui Pierangeli, descrive con entusiasmo il sistema produttivo nelle campagne e nelle fabbriche, i benefici offerti ai dipendenti, abitazioni, mense, istruzione gratuita in orario di lavoro, cure mediche anche per le famiglie e assistenza per la maternità, comprese anche attività ricreative e sportive.
Pierangeli, figlio di musicista, con la passione per la musica andrà a ricoprire la carica di Presidente della Fondazione Rossini, contribuendo alla riscoperta di Rossini con la pubblicazione dell’opera omnia in edizione critica nel 1971.
Wolframo Pierangeli muore a Roma il 30 gennaio 1974.
Luoghi
Nato a Civitanova Marche e morto a Roma.
Condizione giuridica
Funzioni, occupazioni e attività
Mandato/Fonti normative
Struttura amministrativa/Genealogia
Contesto generale
Area delle relazioni
Entità collegata
Vecchi, Amalia
Codice identificativo dell'entità collegata
Categoria della relazione
famiglia
Date della relazione
Descrizione della relazione
Genero di Vecchi, Amalia
Area di controllo
Codice identificativo del record d’autorità
Codici identificativi delle istituzioni responsabili
Norme e/o convenzioni
International standard archival authority - ISAAR (CPF), seconda edizione, ottobre 2003.
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, regola E.1.1 Denominazione di autorità (per la redazione dell'elemento 5.1.2 di ISAAR (CPF) Forma/e autorizzata/e del nome).
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, E.2.1 Date di esistenza. Normalizzazione (per la redazione dell'elemento di ISAAR (CPF) 5.2.1 (Date di esistenza)).
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, regola E.1.1 Denominazione di autorità (per la redazione dell'elemento 5.1.2 di ISAAR (CPF) Forma/e autorizzata/e del nome).
Norme italiane per l'elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), seconda edizione, luglio 2014, E.2.1 Date di esistenza. Normalizzazione (per la redazione dell'elemento di ISAAR (CPF) 5.2.1 (Date di esistenza)).
Grado di elaborazione
Finale
Livello di completezza
Intermedio
Data/e della descrizione
Creazione record: 19 giugno 2019
Revisione: 19 giugno 2024
Revisione: 19 giugno 2024
Lingua/e
- italiano
Scrittura/e
Fonti
Archivio Anpi. Comitato provinciale di Pesaro e Urbino. Personalità della Resistenza. Wolframo Pierangeli. B. 133, fasc. 65. Fondazione XXV Aprile. Fondo Cappellini Egisto, Carteggio, b.2,fasc. 2. Iscop. Fondo PCI. Federazione provinciale di Pesaro e Urbino, b.9, fasc. 7; b.142, fasc.1. Provincia di Pesaro e Urbino Alfonsina Tomasucci, I 45 giorni e il CLN, in Pesaro contro il fascismo (1919-1944), Urbino, Argalia, 1972, p.115-142. Egisto Cappellini, "Marco" racconta...Il PCI marchigiano nelle memorie di un suo dirigente (1921-1956), Ancona, Edizioni Nuove ricerche, 1983. Gianfranco Giamperoli, Wolframo Pierangeli e la rinascita della Provincia, in "Pesaro Urbino", 9 (1991) n. 2, p. 20-22. Paolo Giannotti, Ermanno Torrico, Le scelte politiche dell'Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino nella prima metà del Novecento, in La Provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità, Venezia, Marsilio, 2003, Vol. 2., p. 636-716.
Note sulla compilazione
Creazione: Memorie di Marca 19 aprile 2019;
Compilazione: Anna Della Fornace in data 19 aprile 2019;
Revisione:Anna Della Fornace in data 20 giugno 2024.
Compilazione: Anna Della Fornace in data 19 aprile 2019;
Revisione:Anna Della Fornace in data 20 giugno 2024.