Identity area
Type of entity
Corporate body
Authorized form of name
Università degli studi di Urbino Carlo Bo
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Standardized form(s) of name according to other rules
Other form(s) of name
- Università degli studi di Urbino
Identifiers for corporate bodies
Description area
Dates of existence
1506 -
History
L’origine dell’Università di Urbino è strettamente legata alla storia dell’omonimo Ducato che, agli inizi del XVI secolo, era Vicariato di Santa Romana Chiesa, retto in successione da Guidubaldo I da Montefeltro (1482-1508) e da Francesco Maria I Della Rovere (1508-1538). Infatti, una serie di vicende, che sembrano unire l’interesse generale della Santa Sede e il nepotismo di papa Giulio II, segnano, tra il 1506 ed il 1507, la nascita del primo nucleo di quello Studio pubblico che avrebbe determinato nei secoli le sorti di Urbino. Con il decreto di Guidubaldo I, il 26 aprile 1506 si riordina il Collegio dei Dottori di Urbino e con la bolla di Papa Giulio II, Ad Sanctam Beati Petri Sedem Divina Dispositione Sublimati, datata 18 febbraio 1507, vengono costituiti i documenti istitutivi più importanti della Magistratura urbinate, che, tra l’altro, aveva anche la facoltà di dottorare.
Se il potere giuridico di Guidubaldo da Montefeltro era quello, ampio, concesso ai Vicari della Chiesa, i suoi domini e quelli rovereschi restano sottoposti alla giurisdizione ultima ed alla sovrintendenza del Rettore della Marca, del Legato di Bologna e di quello di Perugia, data la complessa posizione geografica del territorio.
La bolla di Giulio II aumenta le prerogative dei Montefeltro con “il sottrarre totalmente, separare e liberare da ogni giurisdizione e dalla soprintendenza del Rettore della Marca, nonché delle Legazioni di Bologna e di Perugia” il Ducato di Urbino, creando cioè una magistratura competente anche per i territori della Signoria di Senigallia e del Vicariato di Mondavio, stabilendo che il Collegio dei Dottori avesse un’ autorità pari a quella del Rettore della Marca (fatto che consentirà, dopo la fine della dinastia roveresca, la nascita della Legazione di Pesaro e Urbino). Sono, dunque, facoltà di ampliamento giuridico e territoriale quelle che solo il pontefice poteva conferire alla magistratura ordinata da Guidubaldo.
Il Collegio urbinate ha così la facoltà di dottorare, come provano molti documenti, e acquista subito buona fama. Le sue prerogative vengono ampliate dalla bolla di Pio IV Sedes Apostolica Gratiarum Abundantissima Mater del 22 febbraio 1564, che conferisce al Collegio dei Dottori più ampie prerogative “ad instar nonnullorum aliorum Italiae Collegiorum”.
La bolla è molto importante ai fini della storia dell’Università, perché non solo conferma al Collegio la facoltà di dottorare in legge, ma gli conferisce anche quella di attribuire la laurea poetica, di promuovere ai gradi di baccalaureato, licenziatura, dottorato e magistero in diritto civile, in utroque jure, in medicina e in ogni altra facoltà consentita.
Subito il duca Guidubaldo II Della Rovere fa diffondere la concessione con bandi in tutto lo Stato, decretando, il 17 agosto 1565, che nessuno potesse più ricevere lauree o gradi accademici se non dal Collegio urbinate e – fatto ancora più importante – che nessuno potesse esercitare alcun ufficio se non avesse riportato prima il titolo accademico necessario a ricoprirlo. Notevoli cambiamenti in seno al Collegio vengono determinati dalla bolla, emanata da papa Urbano VIII l’ 8 luglio 1636, Cum Sicut Pro Parte Dilectorum Filiorum Communitatis. Lo stato giuridico delle terre urbinate poi muta profondamente: tutto il ducato, dopo l’estinzione della casata roveresca, avvenuta nel 1631, viene a far parte della Legazione di Pesaro-Urbino. Per quel che concerne lo Studio pubblico vengono confermati gli antichi privilegi, sempre facendo riferimento alle precedenti bolle pontificie di Giulio II e Pio IV, considerandole i due documenti istitutivi dello Studio stesso. La comunità cittadina si sostituisce nella protezione dello Studio pubblico ai duchi scomparsi.
Il 6 aprile 1671 Clemente X emana la bolla Aeternae Sapientiae che riconosce lo sviluppo raggiunto dallo Studio urbinate, la fama da esso acquisita e la posizione della città molto adatta a chi volesse dedicarsi allo studio. Il Pontefice istituisce Unam Universitatem Studij Generalis, concedendole anche i beni del soppresso Ordine dei Gesuati: nasce così l’Università di Urbino, dotata di un considerevole patrimonio che le consente una certa sicurezza economica.
La crescita dell’Università continua, raggiungendo trentotto cattedre nel 1808 quando, per l’intero periodo napoleonico, viene a tacere del tutto con conseguenze drammatiche che impoveriscono lo Studio. A Restaurazione avvenuta, essa riapre faticosamente i suoi insegnamenti, ma nella bolla di Leone XII, del 5 settembre 1824, Quod divina sapientia (che riordinava gli Studi superiori) l’Università di Urbino non viene compresa affatto, soprattutto per il suo disastroso bilancio economico.
Solo le pressioni del cardinale Giuseppe Albani e l’intervento finanziario del Comune la salvano da quella decretata (e nella pratica mai messa in atto) soppressione e, nel 1826, la Sacra Congregazione degli Studi la dichiara meritevole di essere compresa tra le università secondarie (assieme a quelle di Ferrara, Perugia, Macerata, Camerino e Fermo).
Provvista di buoni docenti, grazie al sistema dei concorsi prescritti dalla bolla di Leone XII, l’Università urbinate riprende i propri corsi nel novembre del 1826.
Un momento importante è sottolineato dalla nascita del gonfalone dell’Università che rappresenta Maria Immacolata (dogma promulgato da Pio IX solo nel 1854) sotto i cui piedi è posto lo stemma dei Montefeltro a ribadire visivamente la nascita dell’università al tempo dell’ultimo duca della casata, Guidubaldo.
I moti del 1830-31 portano ad una brevissima chiusura dell’Ateneo: un gruppo di docenti partecipa al Comitato provinciale costituito dagli insorti che, con decreto 4 marzo 1831, decreta la fine della giurisdizione ecclesiastica sull’Università, ma il 4 agosto 1832 il cardinale segretario di Stato Bernetti la dichiara Stabilimento provinciale, dotandola di un notevole contributo annuo a carico della Legazione che consente l’acquisto di strumenti moderni per i gabinetti scientifici; il restauro e l’ampliamento di Palazzo Bonaventura (antica dimora dei Montefeltro e ancor oggi Sede centrale dell’Università e della Biblioteca allora organicamente costituita).
Il primo provvedimento post-unitario del regio commissario Lorenzo Valerio devolve, il 3 gennaio 1861, alla Biblioteca i libri ed i documenti scientifici posseduti dagli Ordini religiosi soppressi nell’intera provincia di Pesaro-Urbino.
Il regio decreto del 23 ottobre 1862, n. 912 ne decreta il nuovo assetto giuridico, dichiarandola Università libera ed incaricando il Consiglio provinciale di compilarne lo Statuto che doveva essere sottoposto all’approvazione del Ministero della Pubblica Istruzione, stabilendo che sarebbe stata sottoposta al Regolamento generale delle Università del Regno per ciò che concerne il conferimento dei titoli.
Lo Statuto viene approvato il 23 ottobre 1863. L’ Ateneo risulta composto dalla Facoltà di Legge, dal primo biennio della Facoltà di Fisica e matematica, dal Corso Chimico-farmaceutico e dai Corsi di Flebotomia e di Ostetricia. Con il contributo del Municipio viene riaperto, nel gennaio 1895, il Corso di Medicina veterinaria.
L’Università ha in questo periodo un rettore o reggente, un Consiglio di reggenza composto dai presidi delle due Facoltà e da due professori nominati annualmente dal Consiglio provinciale e da un corpo accademico ordinato secondo le norme della legge Casati (13 novembre 1859).
Così organizzata e finanziata da una rilevante somma della Provincia, l’Università comincia ad operare, acquistando buona fama, come è testimoniato dai Discorsi rettorali, conservati a partire dal 1867. Ma, ancora una volta, sia le difficoltà economiche degli enti finanziatori (Provincia e Municipio) sia i cambiamenti introdotti a livello nazionale, portano ad una serie di modifiche nel 1885: le autorità accademiche prendono la coraggiosa decisione di sopprimere alcuni corsi e facoltà, motivando la loro scelta con la scarsità degli studenti che vi accedevano e con la necessità di sostenere ed aumentare l’ottima crescita della Facoltà di Giurisprudenza e delle due Scuole di Farmacia e di Ostetricia, che rendevano necessari maggiori investimenti, aumentandone le cattedre.
L’Ateneo diventa poi Libera Università Provinciale: la costituzione degli organi accademici e l’ordinamento degli studi si adegua alla normativa nazionale.
Dopo l’emanazione del nuovo Ordinamento dell’Istruzione superiore, nel 1923, l’Università conserva il riconoscimento di Università libera ed il relativo Statuto è approvato con regio decreto dell’8 febbraio 1925 (n. 230), successivamente aggiornato, a partire dal 1929. Lo statuto di Università libera poggia ancora sull’art. 4 del Testo unico delle leggi sull’Istruzione superiore, 1933: “Le Università e gli Istituti superiori liberi non hanno contributo a carico del bilancio dello Stato” e sull’art. 14 della legge 18 del dicembre 1951 (n. 1551): alle Università libere “può” essere concesso un contributo “a compenso delle minori entrate determinate dall’entrata in vigore della presente legge” (che esonerava dal pagamento delle tasse varie categorie di studenti di condizioni disagiate).
Alla ripresa, dopo la prima guerra mondiale, l’Università è così composta: l’antica Facoltà di Giurisprudenza, arricchita nei suoi insegnamenti; la Facoltà di Farmacia, costituita sull’antica scuola, a partire dal 1933, e la Facoltà di Magistero, istituita con regio decreto del 27 ottobre 1937 (n. 2038) che potenzia vigorosamente l’Ateneo con il notevole afflusso di studenti da tutt’Italia. Nel 1947, nonostante la crisi determinata dalla seconda guerra mondiale, gli iscritti sono 3.150.
Carlo Bo (al quale nel 2003 è stata intitolata l’Università) è rettore dell'Università per cinquantaquattro anni, dal 1947 al 2001. Ben visibile, già dagli anni Cinquanta, il nuovo corso impresso alla vita ed allo sviluppo dell’Università da Carlo Bo, con il coinvolgimento diretto delle forze politiche e amministrative locali.
L’Università e la città puntano sul potenziamento delle istituzioni culturali nel loro complesso che comportavano un piano di ristrutturazione che coinvolgeva l’intero tessuto urbano ed extra-urbano con un piano regolatore audace, affidato all’architetto Giancarlo De Carlo: alla ristrutturazione degli antichi edifici universitari si accompagnava la costruzione dei nuovi, non senza polemiche sul riuso dei centri storici.
L’impulso dato da Carlo Bo allo sviluppo dell’Università è ben esemplificato dalle sue realizzazioni: le nuove facoltà segnano l’inizio della più ampia diffusione degli edifici universitari nel centro storico, attraverso un’accorta politica di acquisti e di permute di immobili (con la collaborazione dell’amministrazione comunale) destinati ad accogliere facoltà ed istituti in rapido incremento.
Nel 1960 inizia la costruzione del primo nucleo dei collegi universitari, sul Colle dei Cappuccini (150 posti con relativi servizi, destinato ad ampliarsi fino ad accogliere 1500 studenti).
La crescita è rapida e sempre accompagnata dalla ristrutturazione di antichi edifici per accogliere le nuove facoltà: Lettere e Filosofia nel 1956-57; Economia e commercio con sede in Ancona nel 1959-60, continuata ad Urbino nel 1982-83 e collocata di recente presso Palazzo Battiferri; con l’anno accademico 1967-68 si apre il Corso di laurea in Scienze politiche (divenuto Facoltà nel 1992) presso l’antica Facoltà di Giurisprudenza che l’anno dopo si trasferisce, con il fondo giuridico della Biblioteca, nella restaurata sede dell’ex-convento di Sant’Agostino; nel 1971-72 si avvia la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali; nel 1970-71 si apre il Corso di laurea in Sociologia (divenuto Facoltà nel 1991) presso la Facoltà di Magistero che, nel 1976-77, si trasferisce nella grande sede di via Saffi (ex convento di Santa Maria della Bella); nel 1991 nasce la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere a Palazzo Petrangolini; nel 1992 quella di Scienze ambientali; nel 1997 la Facoltà di Scienze della formazione e nel 1999 la Facoltà di Scienze motorie sostituisce l’ ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica, nato nel 1962-63).
Il 2006, anno delle celebrazioni per il Cinquecentenario dell’Università Carlo Bo di Urbino, viene celebrato con eventi e manifestazioni, culminati nella Cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2006-2007 alla presenza di Umberto Eco.
Il 24 settembre 2009 l’ateneo ha eletto quale rettore Stefano Pivato, Ordinario di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, facoltà della quale era stato Preside dal 2002 al 2008. Durante il suo rettorato viene potenziato il rapporto dell’Ateneo con le realtà produttive e sociali del territorio mediante l’ingresso di tre membri esterni nel CdA e l’istituzione del Tavolo di Consultazione.
Un ruolo fondamentale per il rilancio dell’Ateneo è ora affidato alla vocazione internazionale del binomio Università-città. In tale direzione vanno la creazione del Collegio Internazionale e l’istituzione dell’Urbino International Centre.
Se il potere giuridico di Guidubaldo da Montefeltro era quello, ampio, concesso ai Vicari della Chiesa, i suoi domini e quelli rovereschi restano sottoposti alla giurisdizione ultima ed alla sovrintendenza del Rettore della Marca, del Legato di Bologna e di quello di Perugia, data la complessa posizione geografica del territorio.
La bolla di Giulio II aumenta le prerogative dei Montefeltro con “il sottrarre totalmente, separare e liberare da ogni giurisdizione e dalla soprintendenza del Rettore della Marca, nonché delle Legazioni di Bologna e di Perugia” il Ducato di Urbino, creando cioè una magistratura competente anche per i territori della Signoria di Senigallia e del Vicariato di Mondavio, stabilendo che il Collegio dei Dottori avesse un’ autorità pari a quella del Rettore della Marca (fatto che consentirà, dopo la fine della dinastia roveresca, la nascita della Legazione di Pesaro e Urbino). Sono, dunque, facoltà di ampliamento giuridico e territoriale quelle che solo il pontefice poteva conferire alla magistratura ordinata da Guidubaldo.
Il Collegio urbinate ha così la facoltà di dottorare, come provano molti documenti, e acquista subito buona fama. Le sue prerogative vengono ampliate dalla bolla di Pio IV Sedes Apostolica Gratiarum Abundantissima Mater del 22 febbraio 1564, che conferisce al Collegio dei Dottori più ampie prerogative “ad instar nonnullorum aliorum Italiae Collegiorum”.
La bolla è molto importante ai fini della storia dell’Università, perché non solo conferma al Collegio la facoltà di dottorare in legge, ma gli conferisce anche quella di attribuire la laurea poetica, di promuovere ai gradi di baccalaureato, licenziatura, dottorato e magistero in diritto civile, in utroque jure, in medicina e in ogni altra facoltà consentita.
Subito il duca Guidubaldo II Della Rovere fa diffondere la concessione con bandi in tutto lo Stato, decretando, il 17 agosto 1565, che nessuno potesse più ricevere lauree o gradi accademici se non dal Collegio urbinate e – fatto ancora più importante – che nessuno potesse esercitare alcun ufficio se non avesse riportato prima il titolo accademico necessario a ricoprirlo. Notevoli cambiamenti in seno al Collegio vengono determinati dalla bolla, emanata da papa Urbano VIII l’ 8 luglio 1636, Cum Sicut Pro Parte Dilectorum Filiorum Communitatis. Lo stato giuridico delle terre urbinate poi muta profondamente: tutto il ducato, dopo l’estinzione della casata roveresca, avvenuta nel 1631, viene a far parte della Legazione di Pesaro-Urbino. Per quel che concerne lo Studio pubblico vengono confermati gli antichi privilegi, sempre facendo riferimento alle precedenti bolle pontificie di Giulio II e Pio IV, considerandole i due documenti istitutivi dello Studio stesso. La comunità cittadina si sostituisce nella protezione dello Studio pubblico ai duchi scomparsi.
Il 6 aprile 1671 Clemente X emana la bolla Aeternae Sapientiae che riconosce lo sviluppo raggiunto dallo Studio urbinate, la fama da esso acquisita e la posizione della città molto adatta a chi volesse dedicarsi allo studio. Il Pontefice istituisce Unam Universitatem Studij Generalis, concedendole anche i beni del soppresso Ordine dei Gesuati: nasce così l’Università di Urbino, dotata di un considerevole patrimonio che le consente una certa sicurezza economica.
La crescita dell’Università continua, raggiungendo trentotto cattedre nel 1808 quando, per l’intero periodo napoleonico, viene a tacere del tutto con conseguenze drammatiche che impoveriscono lo Studio. A Restaurazione avvenuta, essa riapre faticosamente i suoi insegnamenti, ma nella bolla di Leone XII, del 5 settembre 1824, Quod divina sapientia (che riordinava gli Studi superiori) l’Università di Urbino non viene compresa affatto, soprattutto per il suo disastroso bilancio economico.
Solo le pressioni del cardinale Giuseppe Albani e l’intervento finanziario del Comune la salvano da quella decretata (e nella pratica mai messa in atto) soppressione e, nel 1826, la Sacra Congregazione degli Studi la dichiara meritevole di essere compresa tra le università secondarie (assieme a quelle di Ferrara, Perugia, Macerata, Camerino e Fermo).
Provvista di buoni docenti, grazie al sistema dei concorsi prescritti dalla bolla di Leone XII, l’Università urbinate riprende i propri corsi nel novembre del 1826.
Un momento importante è sottolineato dalla nascita del gonfalone dell’Università che rappresenta Maria Immacolata (dogma promulgato da Pio IX solo nel 1854) sotto i cui piedi è posto lo stemma dei Montefeltro a ribadire visivamente la nascita dell’università al tempo dell’ultimo duca della casata, Guidubaldo.
I moti del 1830-31 portano ad una brevissima chiusura dell’Ateneo: un gruppo di docenti partecipa al Comitato provinciale costituito dagli insorti che, con decreto 4 marzo 1831, decreta la fine della giurisdizione ecclesiastica sull’Università, ma il 4 agosto 1832 il cardinale segretario di Stato Bernetti la dichiara Stabilimento provinciale, dotandola di un notevole contributo annuo a carico della Legazione che consente l’acquisto di strumenti moderni per i gabinetti scientifici; il restauro e l’ampliamento di Palazzo Bonaventura (antica dimora dei Montefeltro e ancor oggi Sede centrale dell’Università e della Biblioteca allora organicamente costituita).
Il primo provvedimento post-unitario del regio commissario Lorenzo Valerio devolve, il 3 gennaio 1861, alla Biblioteca i libri ed i documenti scientifici posseduti dagli Ordini religiosi soppressi nell’intera provincia di Pesaro-Urbino.
Il regio decreto del 23 ottobre 1862, n. 912 ne decreta il nuovo assetto giuridico, dichiarandola Università libera ed incaricando il Consiglio provinciale di compilarne lo Statuto che doveva essere sottoposto all’approvazione del Ministero della Pubblica Istruzione, stabilendo che sarebbe stata sottoposta al Regolamento generale delle Università del Regno per ciò che concerne il conferimento dei titoli.
Lo Statuto viene approvato il 23 ottobre 1863. L’ Ateneo risulta composto dalla Facoltà di Legge, dal primo biennio della Facoltà di Fisica e matematica, dal Corso Chimico-farmaceutico e dai Corsi di Flebotomia e di Ostetricia. Con il contributo del Municipio viene riaperto, nel gennaio 1895, il Corso di Medicina veterinaria.
L’Università ha in questo periodo un rettore o reggente, un Consiglio di reggenza composto dai presidi delle due Facoltà e da due professori nominati annualmente dal Consiglio provinciale e da un corpo accademico ordinato secondo le norme della legge Casati (13 novembre 1859).
Così organizzata e finanziata da una rilevante somma della Provincia, l’Università comincia ad operare, acquistando buona fama, come è testimoniato dai Discorsi rettorali, conservati a partire dal 1867. Ma, ancora una volta, sia le difficoltà economiche degli enti finanziatori (Provincia e Municipio) sia i cambiamenti introdotti a livello nazionale, portano ad una serie di modifiche nel 1885: le autorità accademiche prendono la coraggiosa decisione di sopprimere alcuni corsi e facoltà, motivando la loro scelta con la scarsità degli studenti che vi accedevano e con la necessità di sostenere ed aumentare l’ottima crescita della Facoltà di Giurisprudenza e delle due Scuole di Farmacia e di Ostetricia, che rendevano necessari maggiori investimenti, aumentandone le cattedre.
L’Ateneo diventa poi Libera Università Provinciale: la costituzione degli organi accademici e l’ordinamento degli studi si adegua alla normativa nazionale.
Dopo l’emanazione del nuovo Ordinamento dell’Istruzione superiore, nel 1923, l’Università conserva il riconoscimento di Università libera ed il relativo Statuto è approvato con regio decreto dell’8 febbraio 1925 (n. 230), successivamente aggiornato, a partire dal 1929. Lo statuto di Università libera poggia ancora sull’art. 4 del Testo unico delle leggi sull’Istruzione superiore, 1933: “Le Università e gli Istituti superiori liberi non hanno contributo a carico del bilancio dello Stato” e sull’art. 14 della legge 18 del dicembre 1951 (n. 1551): alle Università libere “può” essere concesso un contributo “a compenso delle minori entrate determinate dall’entrata in vigore della presente legge” (che esonerava dal pagamento delle tasse varie categorie di studenti di condizioni disagiate).
Alla ripresa, dopo la prima guerra mondiale, l’Università è così composta: l’antica Facoltà di Giurisprudenza, arricchita nei suoi insegnamenti; la Facoltà di Farmacia, costituita sull’antica scuola, a partire dal 1933, e la Facoltà di Magistero, istituita con regio decreto del 27 ottobre 1937 (n. 2038) che potenzia vigorosamente l’Ateneo con il notevole afflusso di studenti da tutt’Italia. Nel 1947, nonostante la crisi determinata dalla seconda guerra mondiale, gli iscritti sono 3.150.
Carlo Bo (al quale nel 2003 è stata intitolata l’Università) è rettore dell'Università per cinquantaquattro anni, dal 1947 al 2001. Ben visibile, già dagli anni Cinquanta, il nuovo corso impresso alla vita ed allo sviluppo dell’Università da Carlo Bo, con il coinvolgimento diretto delle forze politiche e amministrative locali.
L’Università e la città puntano sul potenziamento delle istituzioni culturali nel loro complesso che comportavano un piano di ristrutturazione che coinvolgeva l’intero tessuto urbano ed extra-urbano con un piano regolatore audace, affidato all’architetto Giancarlo De Carlo: alla ristrutturazione degli antichi edifici universitari si accompagnava la costruzione dei nuovi, non senza polemiche sul riuso dei centri storici.
L’impulso dato da Carlo Bo allo sviluppo dell’Università è ben esemplificato dalle sue realizzazioni: le nuove facoltà segnano l’inizio della più ampia diffusione degli edifici universitari nel centro storico, attraverso un’accorta politica di acquisti e di permute di immobili (con la collaborazione dell’amministrazione comunale) destinati ad accogliere facoltà ed istituti in rapido incremento.
Nel 1960 inizia la costruzione del primo nucleo dei collegi universitari, sul Colle dei Cappuccini (150 posti con relativi servizi, destinato ad ampliarsi fino ad accogliere 1500 studenti).
La crescita è rapida e sempre accompagnata dalla ristrutturazione di antichi edifici per accogliere le nuove facoltà: Lettere e Filosofia nel 1956-57; Economia e commercio con sede in Ancona nel 1959-60, continuata ad Urbino nel 1982-83 e collocata di recente presso Palazzo Battiferri; con l’anno accademico 1967-68 si apre il Corso di laurea in Scienze politiche (divenuto Facoltà nel 1992) presso l’antica Facoltà di Giurisprudenza che l’anno dopo si trasferisce, con il fondo giuridico della Biblioteca, nella restaurata sede dell’ex-convento di Sant’Agostino; nel 1971-72 si avvia la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali; nel 1970-71 si apre il Corso di laurea in Sociologia (divenuto Facoltà nel 1991) presso la Facoltà di Magistero che, nel 1976-77, si trasferisce nella grande sede di via Saffi (ex convento di Santa Maria della Bella); nel 1991 nasce la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere a Palazzo Petrangolini; nel 1992 quella di Scienze ambientali; nel 1997 la Facoltà di Scienze della formazione e nel 1999 la Facoltà di Scienze motorie sostituisce l’ ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica, nato nel 1962-63).
Il 2006, anno delle celebrazioni per il Cinquecentenario dell’Università Carlo Bo di Urbino, viene celebrato con eventi e manifestazioni, culminati nella Cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2006-2007 alla presenza di Umberto Eco.
Il 24 settembre 2009 l’ateneo ha eletto quale rettore Stefano Pivato, Ordinario di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, facoltà della quale era stato Preside dal 2002 al 2008. Durante il suo rettorato viene potenziato il rapporto dell’Ateneo con le realtà produttive e sociali del territorio mediante l’ingresso di tre membri esterni nel CdA e l’istituzione del Tavolo di Consultazione.
Un ruolo fondamentale per il rilancio dell’Ateneo è ora affidato alla vocazione internazionale del binomio Università-città. In tale direzione vanno la creazione del Collegio Internazionale e l’istituzione dell’Urbino International Centre.
Places
Legal status
Functions, occupations and activities
Mandates/sources of authority
Internal structures/genealogy
General context
Relationships area
Control area
Authority record identifier
Institution identifier
Rules and/or conventions used
- Norme italiane per l’elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), regola E.1.1 Denominazione di autorità.
- Sistema di datazione utilizzato per indicare le date nel record di autorità: Norme italiane per l’elaborazione dei record di autorità archivistici di enti, persone, famiglie (NIERA), E.2.1 Date di esistenza. Normalizzazione.
Status
Final
Level of detail
Partial
Dates of creation, revision and deletion
Language(s)
Script(s)
Sources
Sito ufficiale dell'Università degli studi di Urbino Carlo Bo: https://www.uniurb.it/ateneo/identita/storia (consultato in data 19/12/2018).
Maintenance notes
Creazione: Memorie di Marca 18 dicembre 2018
Compilazione: Lucia Giagnolini 18 dicembre 2018
Compilazione: Lucia Giagnolini 18 dicembre 2018