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Date di esistenza
Storia
Nato a Milano. Aderisce all'anarco-individualismo, nel 1969 si trasferisce a Roma dove frequenta il circolo Bakunin e poi fonda il Circolo anarchico 22 marzo. Nei giorni successivi alla Strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 fu additato, con Giuseppe Pinelli, come colpevole dal tassista Cornelio Rolandi, che dichiarò di averlo portato col suo taxi in piazza Fontana. Con Valpreda furono arrestati anche altri cinque aderenti al Circolo anarchico 22 marzo. Valpreda venne accusato anche dall'ex estremista di destra, poi avvicinatosi agli anarchici, Mario Merlino. Valpreda subì un forte linciaggio mediatico dai giornali che lo presentarono come "il mostro di piazza Fontana". Valpreda rimase nel carcere di Regina Coeli per più di 3 anni, fino al 29 dicembre 1972, quando, insieme ai suoi compagni, fu rimesso in libertà provvisoria per decorrenza dei termini di durata delle misure cautelari. La sua scarcerazione fu possibile grazie ad una legge ad personam, la cosiddetta legge Valpreda (legge n. 773 del 15 dicembre 1972) che introdusse limiti alle misure cautelari anche nei casi di reati gravissimi (tra cui la strage), in contrasto con la norma precedentemente in vigore, secondo la quale un imputato per reati gravissimi non poteva essere scarcerato prima della sentenza di assoluzione.
Nel 1979 la Corte d'assise di Catanzaro condannò Valpreda e Merlino a 4 anni e 6 mesi anni di reclusione, solo per il reato di associazione sovversiva mentre i neofascisti Freda e Ventura con l'agente segreto Guido Giannettini ebbero l'ergastolo con l'accusa di strage; nel 1981, con la formula dell'insufficienza di prove, sia Valpreda che Freda, Giannettini e Ventura e tutti gli imputati vennero assolti. Dopo il lungo iter giudiziario (annullamento in Cassazione, assoluzione in appello), la prima sezione della Cassazione presieduta da Corrado Carnevale, pose fine al procedimento dopo 18 anni, confermando nel 1987 l'assoluzione per Valpreda (su richiesta del procuratore generale) e per gli altri indagati. Venne riconosciuta, nel frattempo, anche l'innocenza del deceduto Pinelli. Durante il secondo processo d'appello il sostituto procuratore generale chiese per Valpreda l'assoluzione con formula piena, ma i giudici lo assolsero per insufficienza di prove.
Uscito di prigione, Valpreda continua la militanza anarchica, appassionandosi alle tematiche del localismo e del federalismo, vende libri per Einaudi e apre un locale. Valpreda scrive in carcere molte poesie e un diario che verranno pubblicati negli anni '70, assieme all'epistolario. Nei primi anni 2000, collabora con Piero Colaprico alla scrittura di tre romanzi aventi come protagonista il maresciallo Binda, un investigatore onesto e sempre dalla parte delle vittime. Il quarto libro è stato scritto quasi interamente da Colaprico, a causa della morte di Valpreda. Valpreda contribuì alla realistica descrizione di luoghi come i bassifondi milanesi in cui Binda si muove con i suoi informatori, del carcere di San Vittore, dei circoli anarchici e di periodi storici come la contestazione studentesca.
Valpreda muore all'età di 69 anni dopo l'aggravarsi della malattia che lo aveva colpito da parecchio tempo.