Complesso di fondi CM - Comune di Mondavio

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CM

Title

Comune di Mondavio

Date(s)

  • 1442/09/11-1808/05/15 (Creation)

Level of description

Complesso di fondi

Extent and medium

Unita archivistiche: 75.
Consistenza: il fondo è attualmente formato da 72 registri e da 3 volumi.

Name of creator

(1178 -)

Administrative history

Controversa e differenti tra loro sono le ipotesi formulate dagli storici in merito all’origine, fondazione e toponimo di Mondavio. Per il Macci Mondavio ebbe principio da una colonia romana. Secondo un’antica leggenda l’origine di Mondavio pare fosse direttamente legato ad uno dei tanti viaggi compiuti nelle nostre terre da san Francesco, il quale vedendo l’amenità del luogo e dalla moltitudine di uccelli che lo popolavano, avesse richiesto alla nobile e locale famiglia Ricci un terreno ove fondare un uovo convento della sua religione. Da questa leggenda, poeticamente, alcuni storici trassero l’origine del toponimo ”Mons avium” (il monte degli uccelli), noncé la giustificazione allo stemma civico che appunto raffigurava un volatile sopra tre monticelli in campo rosso. Tuttavia la tesi più accreditata, sostenuta in passato, anche dagli storici Calindri e Brandimarte, ritiene che Mondavio, in epoca tardo romana, facesse parte della fiorente città di Suasa, distante da lì soli 5 Km a monte, sulla sponda destra del Cesano, ove sono state portate alla luce notevoli vestigia e reperti. Distrutta Suasa da Alarico, re dei Goti, gli abitanti fuggirono insediandosi sulle colline attorno, dando origine ai primi nuclei degli attuali borghi collinari, fra cui, anche, Mondavio. A ribadire l’importanza di Mondavio sui limitrofi castelli, il Seta racconta di un ritrovamento, in quella zona, di una lapide sulla quale vi compariva la scritta: “Mons avium, parva civitas in Piceno”. Il territorio prima di far parte della Pentapoli Ravennate subì le incursioni devastatrici di Longobardi e Bulgari. Il vocabolo Mondavio si riscontra per la prima volta in un documento del 1178 (e successivamente in un registro vaticano del 1289). Tale cronologia confuterebbe, quindi, la citata ipotesi legata al patrono d’Italia. Tuttavia, a prescindere dalla riportata leggenda e dal vocabolo di origine storicamente incerta, ad oggi è comunemente accettato che Mondavio, come aggregato urbano, sia sorto o contemporaneamente o subito dopo la costruzione del convento francescano (1210-1220 circa), sebbene, innegabili siano tracce e accenni ancor più antichi riferibili all'esistenza di un castello a Mondavio, al tempo di un signorotto locale di nome Vanolo. Il Vicariato di Mondavio probabilmente si formò gradualmente per la presenza in loco di famiglie nobili e facoltose. Tra le tante famiglie nobili fiorite in zona si segnalano: gli Agabiti, i Negusanti, i Leonelli, i Mariotti, i Fedeli, i Lunacchi, i Luschi e gli Ubaldini. Ed è a proprio a questa casata che nell’anno 1194 l’imperatore Enrico IV concesse Mondavio unitamente ad altri 25 (poi ridoti a 24) castelli da Pergola fino a San Costanzo. Passato, poi, alla Chiesa, con il trasferimento della sede papale in Avignone, Mondavio, come le circonvicine terre dello Stato Pontificio, fu lasciato in balia dei belligeranti signorotti locali, fin quando, nell’anno 1314, Pandolfo Malatesta, signore e podestà di Pesaro, Fano e Senigallia acquisì il castello di Mondavio per il tradimento del suddetto Vanolo. Nell’anno 1316 Mondavio doveva sicuramete godere di una certa importanza se fu scelto quale luogo ove siglare la pace tra le rappresentanze di Fano e Fabriano. Ancora assoggettato al severo governo della città di Fano, nell’anno 1327 Mondavio si ribellò, complice, anche, lo spodestato ex signore di Fano, Pandolfo Malatesta il quale si appellò, in Avignone, al pontefice Giovanni XII che ordinò lo smembramento di Mondavio, assieme ai 24 castelli del vicariato, dal territorio di Fano, riassegnandolo nuovamente al rettore della Marca Anconitana. Da quel momento Pandolfo e poi Ferradino e Galeotto Malatesta tentarono a ripetizione di impadronirsi del Vicariato con scarsi successi fino all’anno 1353, ed il dominio della Chiesa continuò senza grosse scosse sino al 1376, anno in cui Galeotto Malatesta, dopo una serie di saccheggi, lo riconquistò. Alla sua morte nel 1391 Pandolfo Malatesta fu riconfermato signore di Mondavio da Papa Bonifacio IX, mentre nell’anno 1392 il di lui fratello Carlo Malatesta, rinforzò il riconquistato Mondavio, guarnendo la fortezza per difendere il territorio del Vicariato dalle incursioni delle soldatesche di Buldrini da Panicale. Nel 1400 egli vi stabilì la sua residenza, e Mondavio poté godere di un periodo di sviluppo e prosperità, accompagnata da grandi feste popolari. Morti Pandolfo e il fratello Carlo, il figlio Galeotto ottenne, nel 1429, da papa Martino V l’investitura degli stati “Malatestiani” a patto che restituisse alla Santa Sede le terre del Vicariato di Mondavio, Ma già dal 1433 sino al 1441 se lo contesero gli Sforza ed i Malatesta, finché, con il matrimonio di Sigismondo con Polissena Sforza, figlia di Francesco, tornarono i Malatesta e risiedettero a Mondavio, che fu abbellita e fortificata, sotto la benedizione di papa Eugenio IV. Nel 1447 Federico da Montefeltro, su ordine del papa, che voleva punire Sigismondo per la morte di Polissena, invase il Vicariato e espugnò Mondavio, cacciando il Malatesta, dopo soli dodici giorni di assedio. Tuttavia la famiglia Malatesta riconquistò il Vicariato nell’anno 1462, per essere, poi, definitivamente sconfitta ed esiliata e facendo gravitare, nuovamente, il Vicariato di Mondavio, assieme alle due città di Fano e Senigallia, sotto la dominazione pontificia. Nell’anno 1463 il vasto territorio del Vicariato, unitamente a Senigallia e Montemarciano, vennero infeudati dal pontefice Pio II al di lui nipote Antonio Piccolomini. Morto, però, il pontefice i mondaviesi, assieme agli abitanti dei vicini castelli di Mondolfo e San Costanzo e della città di Senigallia, si ribellarono al signore fin quando, nell’anno 1464, Mondavio, cacciato il Piccolomini, si sottomise spontaneamente al governatore di Fano, il vescovo di Perugia, Giacomo Vannucci da Cortona.
Salito al seggio pontificio papa Sisto IV, nell’anno 1474, donò il recuperato Vicariato di Mondavio al nipote e condottiero Giovanni della Rovere, già signore di Senigallia, come dono di nozze con Giovanna della Rovere. Prima di questa infeudazione, Il nuovo signore Giovanni della Rovere soggiornò per qualche periodo a Mondavio e vi fece costruire nell’anno 1482 (la costruzione finì nell’anno 1492) la Rocca dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini. Tra i tanti privilegi che Giovanni della Rovere riuscì ad acquisire per Mondavio, quello più importante fu, certamente, il ripristino della residenza del Tribunale supremo su tutto il Vicariato. Suo figlio Francesco Maria, forse nato a Mondavio, successe nel 1503 allo zio Guidobaldo, nel Ducato di Urbino, e vi incorporò anche il Vicariato di Mondavio. I periodi di governo di Giovanni e Francesco Maria della Rovere furono i più felici e prestigiosi nella storia di Mondavio. Leone X concedette Mondavio ed il Vicariato a Lorenzo de Medici, ma alla sua morte ritornò, nuovamente, sotto il governo caratterizzato dalla “libertas ecclesiastica” della città di Fano attraverso la bolla pontificia del 27 giugno 1520 emanata da papa Leone X. Tuttavia questa nuova cessione al dominio fanese fu, ancora, fortemente invisa ai mondaviesi i quali, alla morte del pontefice Leone X, aprirono le porte del castello a Francesco Maria I che poté riconquistare i suoi antichi domini fortificando, ulteriormente, le rocche di Mondavio e di Mondolfo. Nell’anno 1631 quando si estinse la dinastia dei Della Rovere, il Ducato, assieme al Vicariato di Mondavio ritornarono, pacificamente, sotto la giurisdizione della Santa Sede, venendo retti da un cardinale legato. Il Vicariato di Mondavio restò anche in seguito con territorio più ridotto sino alla costituzione del regno d'Italia nel 1860, e fu poi trasformato in Mandamento di 12 comuni sino al 1923. Il Vicariato di Mondavio, a quanto scrisse Sebastiano Macci, “ebbe amplissimo territorio di popolatissimi castelli e di nobilissime terre”.

Repository

Scope and content

In questa prima fase progettuale è stata applicata una nuova schedatura ed inventariazione alle unità archivistiche ricomprese all'interno del "sub-fondo" o "sezione" denominata "Antico regime" dell'archivio storico del comune di Mondavio e contrassegnate dal numero di corda che va dal numero 1 fino al numero 75. Le unità archivistiche sono ricomprese all'interno delle prime quattro serie già create dall'allora segretario comunale Zucchi. Si tratta, per l'esattezza: dei primi 54 libri dei "Consigli" (1442-1808); dei 16 libri degli "Istrumenti dei proventi e capitoli" (1502-1790); del solo ed unico libro degli "Istrumenti e procure" (1546-1782); dei quattro libri degli "Incanti" (1705-1803). Sebbene si tratti solo di una porzione modesta d'archivio, dalla lettura di questi primi settantacinque documenti è stato possibile evincere e ricostruire l'assetto amministrativo e giudiziario predisposto alla guida della comunità di Mondavio in epoca di antico regime. Quale rappresentante del potere superiore in carica vi era in loco un capitano chiamato a governare la comunità di Mondavio unitamente all'ampio territorio del Vicariato in rappresentanza dell'autorità superiore. A questi spettava anche l'amministrazione della giustizia in Mondavio ed anche, in determinati periodi storici, anche nella residenza del Tribunale del Vicariato. Quale magistratura interna chiamata a coadiuvare il capitano-vicario nell'amministrazione del governo e della giustizia viene attestata la presenza di due priori i quali avevano, anche, la mansione di convocare e presiedere il consiglio, al quale partecipava, senza voto, il capitano del luogo. Il consiglio, formato da un numero variabile di consiglieri nominati tra le famiglie nobili e più notabili del territorio, rappresentava il principale organo assembleare e collettivo, nel quale venivano trattai, discussi, votati e deliberati qualsiasi questione ed affare, tanto ordinario, quanto straordinario, spettanti alla comunità ed al bene pubblico. Se la materia trattata lo richiedeva, in consiglio, con solo autorità propositiva, potevano essere invitati i così detti "deputati ecclesiastici", in rappresentanza del clero regolare e secolare del luogo. Addetto alla verbalizzazione dei consigli era il notaio cancelliere, il quale, nel corso dei secoli si trasformerà in notaio segretario. A questo pubblico ufficiale spettava la gestione della cancelleria comunale e la tenuta dell'archivio. Altro pubblico ufficiale testimoniato in queste carte d'archivio, è il bargello il quale era chiamato a coadiuvare il capitano-vicario nell'amministrazione della giustizia nei casi giudiziari di sola ed esclusiva spettanza del locale tribunale civile e criminale di Mondavio, il quale, in determinati periodi storici e per particolari tipologie di reato, aveva, anche, la più ampia giurisdizione sull'intero territorio del Vicariato. Nello svolgimento delle sue funzioni il bargello era assistito da un cursore, addetto alla notificazione degli atti giudiziari, e da un certo numero di sbirri. Altri ufficiali della comunità, ampiamente riscontrati nelle presenti carte d'archivio, sono gli abbondanzieri ai quali era affidata la ricerca e raccolta delle granaglie in eccesso da accumulare negli appositi magazzeni dell'Abbondanza, per rifornire la parte della popolazione povera del territorio di Mondavio nei periodi di scarso raccolto, se non di carestia. A fianco a questi ufficiali, vengono soventemente riferiti di uomini appositamente deputati dal civico consiglio per il disbrigo di affari e negozi urgenti e straordinari quali, ad esempio, la misurazione catastale (agrimensori o appassatori); la verifica dello stato delle fabbriche comunali, delle pubbliche strade, ponti, fossi, ecc. (fabbriceri); o componenti della Commissione sanitaria, in caso di epidemie e diffusione di particolari morbi alla popolazione o al bestiame. Si tratta di commissioni non stabili, ma temporanee, la cui competenza scadeva con la conclusione dell'affare per cui erano state indette. Altri ufficiali esterni alla comunità, di ciclica elezione, erano i sindaci contabili, deputati dal consiglio alla periodica revisione e controllo dei libri contabili della comunità. Questi libri erano tenuti e compilati dal tesoriere comunale il quale, nell'ambito del suo servizio di raccolta e distribuzione dei denari dalla cassa pubblica, era affiancato e coadiuvato da un altro ufficiale con il tiolo di depositario o cassiere. A questo ufficiale spettava la registrazione dei denari in occasione della riscossione, da parte dell'incaricato, delle collette e dei dazi communitativi, come anche il pagamento dei periodici pesi camerali a carico della comunità di Mondavio in favore dell'organo superiore pro tempore. Tra i molteplici dipendenti e salariati comunali si segnalano: il piazzaro, addetto alla divulgazione, tanto per affissione, quanto per proclamazione orale, dei pubblici bandamenti, aste ed appalti pubblici; il medico (o cerusico o chirurgo) condotto al quale competeva lo svolgimento dell'arte medica in favore della popolazione del territorio di Mondavio; il maestro di scuola chiamato ad assolvere all'istruzione ed educazione dei giovani scolari del luogo nella pubblica scuola. Infine il postiglione, ovvero l'addetto alla stazione di posta locale. Per quanto concerne la gestione quotidiana di principali beni comunali e servizi pubblici, questi venivano annualmente affidati in favore di terzi (solitamente persone del posto) mediante la stipula di appositi contratti, definiti "trasatti", in conformità coi capitoli votati e deliberati dal consiglio per la specifica gestione di ogni servizio tra cui si segnalano: la raccolta dei dazi e delle collette communitative, il pubblico forno, la pubblica macelleria, il mulino pubblico, l'osteria, la pizzicheria o tricoleria. Per quanto concerne, nello specifico, il contenuto delle unità archivistiche ricomprese in queste prime quattro serie, si rimanda alla lettura delle introduzioni storiche redatte a corredo di ogni singola serie recuperata e descritta.

Accruals

System of arrangement

In fase di questo nuovo intervento di schedatura analitica è stato pienamente rispettato il pregresso ordinamento fisico dato alle singole unità archivistiche dall'allora segretario comunale Zucchi ed, al tempo stesso, recuperato e valorizzato il pregresso numero di corda (trasversale a tutte le serie) già assegnato, sempre dallo Zucchi, alle singole unità archivistiche schedate. Le unità archivistiche trattate in questa primo stralcio progettuale formano le prime quattro serie riscontrate ("Libri dei consigli", "Istrumenti dei proventi e capitoli", "Istrumenti e procure" ed "Incanti") ed hanno un numero di corda, trasversale, che va dal numero 1 fino al numero 75.

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I documenti sono in parte scritti in lingua latina ed in parte scritti in volgare italico.

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