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Storia del soggetto produttore
Il Comitato provinciale dell’ANPI di Pesaro e Urbino si è costituito a Pesaro il 1 Novembre 1944. Il 29 novembre 1944 il Comitato, comunica al Sindaco del Comune di Pesaro la nascita dell’Anpi inviando copia del verbale della riunione dove, con la delibera n. 1 del 23 novembre 1944, si nomina Presidente Giuseppe Alciati, che figura nel documento ancora con il nome partigiano di “Bruno Valle”, Segretario Alfio Mauri e Cassiere Siro Lupieri. Alla riunione del Comitato provvisorio sono presenti anche rappresentanti delle tre Brigate partigiane della provincia: Ottavio Ricci, Roberto Carrara, Siro Lupieri, Aldo Carboni, Giuseppe Mari, Urbano Vampa, Manna e Adolfo Andreoni e due appartenenti al Comitato di liberazione nazionale (Armando Lugli per il Partito d’Azione e Cesare Del Vecchio per il Partito socialista).
Con una successiva delibera, la n. 2 del 29 novembre 1944, si costituisce il Comitato di assistenza ai partigiani e la Presidenza viene assegnata al Sindaco del Comune di Pesaro. L'ANPI avvia la sua attività con lo scopo di contribuire all'opera della ricostruzione e di assistenza alle popolazioni più bisognose, affiancandosi all'attività delle autorità italiane e alleate.
Successivamente nei mesi di novembre e dicembre 1944 si organizzano le Sezioni comunali e sotto sezioni nei comuni più grandi e si vivacizza la campagna per incrementare le domande di iscrizione all'ANPI. In breve tempo gli iscritti all'Associazione raggiungono il numero di 2.200 di cui 1.800 riceveranno in seguito il riconoscimento di Partigiani e Patrioti dalla Commissione regionale marchigiana. Parallelamente al lavoro per completare e migliorare l'organizzazione interna dell'Associazione, l'ANPI dà avvio ad una serie di iniziative inerenti la ricostruzione, l'assistenza e la valorizzazione della Resistenza, oltre ad attività politiche, culturali e sportive. L’ANPI provinciale è stata infatti fin dalla sua costituzione molto attiva a fornire sostegno materiale e morale dei partigiani e a mantenere viva nel contesto sociale, politico e culturale la memoria del contributo degli antifascisti alla liberazione dal nazifascismo.
L’attività di assistenza ai partigiani e alle loro famiglie inizia subito nei primi mesi dopo la liberazione grazie al ruolo che viene riconosciuto all'Anpi, a partire dal D.l. n. 319 del 9 novembre 1944, che aveva istituito la "Commissione nazionale per i patrioti dell'Italia Liberata”.
Con il Decreto legge n. 110 del 1 marzo 1945 viene costituito l'Alto Commissariato per i reduci per provvedere all'assistenza morale e materiale, al reinserimento nel contesto sociale e professionale dei militari, ex internati e patrioti, dove nello specifico, all'Art. 5, si prevedeva che le azioni previste dal Decreto legge dovessero essere svolte per mezzo dell'Associazione nazionale combattenti, dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (ANPI) e delle altre istituzioni ed enti esistenti, secondo le rispettive competenze.
Alla luce del Decreto legge viene costituito a Pesaro nel maggio 1945 il "Comitato Assistenza Reduci"sotto la presidenza del Prefetto. Il contributo dell'ANPI riguarda il trasferimento dei reduci provenienti dalla Germania e l’allestimento di alloggi e mense per i reduci in transito.
L’attività assistenziale svolta dall’Anpi comprende anche la realizzazione dell’Ospedale del Reduce, finanziato inizialmente dalla Prefettura e, dal 1 gennaio 1946, gestito direttamente dall'Anpi. L'Ospedale forniva un'assistenza ambulatoriale, a cui venivano sottoposti tutti i reduci, al loro rientro con una prima visita di controllo; l’assistenza, fornita dai medici e farmacisti gratuitamente, ai reduci sul territorio provinciale; il ricovero nell'ospedale, capace di circa 200 posti letto, dei più gravi indirizzati dai Sindaci della provincia; l’assistenza specialistica, fornita dai professionisti di Pesaro, mediante convenzione a tariffe molto modeste.
Fra le attività a sostegno dell’occupazione si deve all’Anpi la costituzione della Cooperativa edilizia "La Patriottica" nata con l'intento di fornire lavoro e costruire case agli stessi soci della cooperativa.
Un’altra importante attività intrapresa dal Comitato provinciale riguarda la bonifica del territorio minato della Valle del Foglia.
Fra le attività che l’Anpi svolge per incarico delle istituzioni rientra anche il servizio annonario, alle dipendenze della Questura di Pesaro, attraverso una squadra annonaria con il compito di effettuare sopralluoghi e controlli nei mulini, nei frantoi e nei granai. Il servizio viene affidato ad agenti scelti tra i partigiani e reduci.
Nella relazione manoscritta, allegata al registro dei verbali, dal titolo “Attività dell'ANPI di Pesaro nel periodo successivo alla Liberazione" si trova dettagliatamente descritta l’attività di assistenza rivolta ai partigiani e alle loro famiglie in particolare stato di bisogno che si trovavano in difficoltà economiche o alle famiglie disastrate dalle rappresaglie tedesche o fasciste fin dai primissimi giorni dalla sua costituzione.
L'elargizione di sussidi e la distribuzione di capi di vestiario veniva decisa dal Comitato di assistenza dopo attento esame della documentazione e valutazione della situazione economica degli interessati. Gli assistiti nella zona di Pesaro nei primi mesi dopo la Liberazione sono numerosi; ad essi si aggiungono gli assistiti delle varie Sezioni su cui il Comitato di assistenza svolge un’azione di controllo. I fondi per l'assistenza vengono reperiti anche attraverso sovvenzioni volontarie da parte di persone più facoltose, dal ricavato di attività ricreative e a carattere sportivo e dagli stanziamenti di Enti pubblici.
Nei primi mesi dalla sua costituzione è anche attiva la propaganda per l'arruolamento dei volontari nel Corpo italiano di liberazione. E' un'attività che porterà ad un numero consistente di arruolati nel CIL, soprattutto ex partigiani, per i quali la liberazione della provincia pesarese e l'attacco alla Linea Gotica aveva costituito il preludio alla fine della guerra in Italia e in Europa.
Con la liberazione, fin dal novembre 1944, l'attività principale dell'ANPI provinciale è rivolta al riconoscimento della qualifica di "partigiano", ovvero all'identificazione di chi avesse titolo a far parte dell'Associazione e a goderne dei benefici anche economici. Il ruolo di "certificatore" per l'ANPI era stato formalizzato dopo il 14 agosto 1944 quando il CLNAI aveva dichiarato nulli tutti i riconoscimenti rilasciati dai comandi partigiani. Dalla fine del 1944 successivi atti legislativi regolano il riconoscimento delle qualifiche, definiscono le forme di assistenza ai patrioti e ai partigiani e confermano il ruolo istituzionale dell’ANPI.
Infatti, dopo il Decreto Legge n. 319 del 9 novembre 1944, che aveva istituito la Commissione nazionale per i patrioti dell'Italia liberata e il decreto legge n. 110 del 1 marzo 1945 che prevedeva la costituzione dell'Alto Commissariato per i reduci, con il Decreto Legge n. 158 del 5 aprile 1945 si unificano le due Commissioni prevedendo una presenza maggioritaria di componenti appartenenti all'Anpi. L’articolo 3 prevede infatti che la Commissione istituita a Roma dovesse essere presieduta da un rappresentante dell’ANPI e composta da dieci componenti, di cui due ufficiali delle Forze armate, sei designati dall'Associazione nazionale partigiani d'Italia, un rappresentante dell'Associazione nazionale dei combattenti e un rappresentante dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra.
Con il D.l. n. 224 del 5 aprile 1945 l'Anpi viene inoltre riconosciuta Ente morale e riconosciuta la personalità giuridica. Lo Statuto, approvato con il Decreto legge, ammetteva l'iscrizione all'Anpi come soci effettivi solo ai partigiani combattenti, ma prevedeva il riconoscimento di coloro che avessero compiuto atti di particolare coraggio senza le armi.
Infine con il Decreto legge n. 518 del 21 giugno 1945 viene razionalizzata per legge la materia del riconoscimento delle qualifiche partigiane, si conferma la centralità dell'Anpi quale garante del corretto svolgimento delle procedure e si sancisce l'acquisizione del termine "partigiano" nella regolamentazione giuridica, definendone le varie tipologie in ragione dei diversi teatri di guerra e ai compiti svolti.
Dopo il primo anno dalla sua costituzione, quando l’attività è soprattutto rivolta all’assistenza materiale ai partigiani e alle pratiche di riconoscimento e, dopo un primo appuntamento congressuale, tenuto nel gennaio 1945, nel settembre 1946 si tiene il I Congresso dell’ANPI provinciale. Nel 1947 si segnala il Convegno della corrente garibaldina e due congressi, il 2. e il 3., ambedue nel 1948, dove agli aspetti organizzativi e associativi si aggiungono i temi politici che troveranno ampia rilevanza nel Convegno provinciale dei partigiani tenuto a Pesaro nel Salone della repubblica del Teatro Rossini il 18 dicembre 1949 dedicato alla difesa della Costituzione e dei valori della Resistenza.
Dopo Giuseppe Alciati, la presidenza, dal 1948 al 1956, passa a Erivo Ferri e l’intensa attività prosegue negli anni Cinquanta e Sessanta con la segreteria di Roberto Carrara (1948-1960) e con quella di Renato Ortolani, ma rallenta poi con la sua morte, nel 1971. Siro Lupieri infatti, nel febbraio del 1972, segnala con una lettera (che si conserva fra la sua corrispondenza) alla Segreteria della Federazione del PCI di Pesaro la cessazione dell'attività e le difficoltà economiche per mantenere la sede e sollecita l'interesse del partito per individuare una possibile soluzione.
La ripresa dell'attività dell'ANPI provinciale si ha a partire dall'Assemblea degli iscritti, tenuta a Pesaro il 1 ottobre 1979, seguita dopo pochi mesi dal Congresso provinciale del 23 marzo 1980. Il Comitato provinciale eletto al Congresso nomina Carlo Paladini Presidente e Renato Pezzolesi Segretario. Con il nuovo Comitato provinciale si aprono due decenni di intensa attività che vedono l’ANPI protagonista nel contesto politico e culturale della Provincia. L’ANPI recupera un ruolo privilegiato nei rapporti con gli enti locali, in particolare con la Provincia, grazie al quale le celebrazioni degli eventi della guerra di liberazione ottengono un riconoscimento istituzionale così come emerge dalla ricca documentazione relativa alle celebrazione del 40. e del 50. della Liberazione.
La valorizzazione del contributo dei partigiani alla Liberazione e la tutela dell'onore contro forme di vilipendio e speculazione sono obiettivi prioritari per l'Anpi fin dalla sua costituzione, per questo motivo grande attenzione viene indirizzata verso la conservazione della memoria e la promozione degli studi rivolti a mettere in rilievo il ruolo dei partigiani nella guerra di liberazione. Nel 1950 nell'ambito di un Convegno nazionale dedicato alla storia della Resistenza Pajetta aveva posto il problema degli archivi e della conservazione dei materiali a fini storici, proponendo l'istituzione di una Commissione per la storia della Resistenza per la raccolta di “memorie” e la raccolta e selezione dei documenti.
Su questa linea d'azione l'Anpi provinciale, con gli anni Ottanta, in aggiunta alle iniziative rievocative degli eventi resistenziali, avvia una importante attività di ricerca storica, con la collaborazione dell’Istituto storico, promuovendo studi, convegni, mostre e pubblicazioni che, grazie alla partecipazione di studiosi italiani e stranieri, costituiscono un fondamentale contributo per la storia politica, economica, militare e sociale del territorio provinciale.
Questa attività ha prodotto la pubblicazione di ricerche storiche sia con taglio scientifico che divulgativo. Tra l'attività degli anni Ottanta sono da segnalare i sei volumi dei quaderni storici IDERS composti di saggi miscellanei che spaziano su vari aspetti della storia del Novecento nella provincia e il volume curato da Giorgio Rochat, Enzo Santarelli e Paolo Sorcinelli: “Linea Gotica 1944. Eserciti, popolazioni, partigiani”, pubblicato dall'editore Franco Angeli nel 1986, che si è servito di un notevole apparato documentario sia nazionale che estero acquisito nel corso delle ricerche realizzate per il Convegno internazionale: “Linea Gotica 1944” del settembre 1984.
Con gli anni Novanta, l'attività editoriale si è ulteriormente intensificata con la creazione, presso la casa editrice CLUEB di Bologna, della collana “Cerchi concentrici”. I testi della collana spaziano dalla Prima guerra mondiale al fascismo e dalla Resistenza alla ripresa democratica, oltre alla realizzazione del periodico dell'Anpi provinciale di Pesaro e Urbino "Memoria Viva".
A partire dagli anni Ottanta l’Anpi insieme all’Istituto rivolge una particolare attenzione al mondo della scuola, svolgendo una importante attività di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole elementari e medie anche attraverso un progetto di didattica che utilizzava metodologie e linguaggi differenti. L’iniziativa, nata nel 1982 come “La didattica della storia contemporanea come ricerca”, ha coinvolto centinaia di classi di tutta la provincia.
Con la fine degli anni Ottanta si inaspriscono i contrasti fra la Presidenza di Carlo Paladini e l’Istituto storico e, con il Congresso del 1991, la Presidenza passa a Sandro Severi e la Segreteria a Sebastiano Presti. Con le dimissioni di Severi la Presidenza passa a Giovanni Bischi.
Nell’ultimo decennio l’attività istituzionale dell’Anpi in occasione delle rievocazioni degli eventi legati alla Resistenza e alla Liberazione, è proseguita sia autonomamente sia in collaborazione con l’ISCOP e con la Biblioteca Vittorio Bobbato con convegni, incontri e presentazioni di libri e anche attraverso la valorizzazione del proprio patrimonio documentario. In particolare sono da segnalare le esposizioni dei manifesti che rappresentano una importante testimonianza a partire dagli anni del primo dopoguerra.
La sede dell'Associazione fino al 1946 è a Pesaro in Via Diaz, al n. 7, nel 1950 viene utilizzata anche Via Mazzini al n. 10 come magazzino e nel 1969 la sede si sposta in via Mazzini al civico 49. Negli anni Settanta e fino al 2000 la sede è stata condivisa con l’Istituto storico della resistenza (oggi ISCOP) in Piazzetta Baviera e, successivamente alla separazione dall'Istituto, è stata trasferita nel 2004 in Viale della Vittoria al n. 127 in spazi autonomi. Nel 2019 la sede si è di nuovo trasferita in via Gramsci presso l'Amministrazione provinciale.
Il complesso archivistico, conservato dal Comitato provinciale ANPI, riconosciuto di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche con decreto prot. n. 1717 del 15 dicembre 2016, è formato dai fondi archivistici del Comitato provinciale ANPI; della Sezione ANPI “Giannetto Dini” di Fano; del Comitato partigiani della pace; del Partito monarchico italiano; del Corpo italiano di liberazione e dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani.
Gli interventi di riordino, che hanno usufruito dei finanziamenti regionali previsti dalla L.R. n. 26/2009 per le annualità 2016, 2017 e 2018, hanno riguardato i seguenti fondi archivistici:
• ANPI. Comitato provinciale di Pesaro e Urbino;
• ANPI. Sezione "Giannetto Dini" di Fano;
• PDIUM. Partito democratico di unità monarchica.
Complessivamente la documentazione archivistica, che copre un arco cronologico che va dal 1944 al 2016, con carte originali dei primi decenni del Novecento, si estende su 30 metri lineari e comprende 197 buste e 905 unità archivistiche fra fascicoli, cartelle e registri.